Dopo la lettura di un articolo apparso sul sito dell’associazione allenatori di canottaggio, ho pensato di buttare giù qualche riflessione sulla definizione di “calma Olimpica”.
Visto le tre medaglie olimpiche alle spalle dovrebbe essere un argomento quantomeno a me familiare ma vi assicuro che tale non è.
È stato studiato che un atleta per arrivare a partecipare ad un’Olimpiade deve avere…
alle spalle 7-8 anni di preparazione specifica, tecnica, mentale e fisica, in modo da implementare quelle qualità che nel canottaggio sono indispensabili per arrivare ad essere un atleta di Alto Livello.
Come per altri sport il canottiere deve allenare la sua capacità di resistenza a carichi fisici e psichici molto elevati che possono mettere a dura prova la sua tenuta psicologica.
Deve inoltre essere capace di avere una grande duttilità in particolar modo nei rapporti interpersonali considerato che il canottaggio è prevalentemente uno sport di squadra, tranne la specialità del singolo dove il vogatore è da solo in barca.
Le specialità olimpiche nel canottaggio
- 1x (singolo)
- 2x (due vogatori di coppia)
- 2- (due vogatori senza timoniere)
- 4- (quattro vogatori senza timoniere)
- 4x (quattro vogatori di coppia)
- 8+ (otto vogatori con timoniere)
Altrettante sono le specialità femminili, a queste si aggiungono quelle specialità per vogatori che rientrano nella categoria pesi leggeri.
Come in altri sport anche nel canottaggio c’è una categoria riservata agli atleti che non superano il peso di 72,5 kg nei maschi e 69 kg per le atlete donne.
Questo chiarimento era doveroso per far capire appunto che gli atleti restano insieme in uno spazio ridottissimo, la barca, per lungo tempo durante gli allenamenti.
L’atleta di alto livello che riesce a raggiungere l’obiettivo più alto della sua vita sportiva, il “sogno” Olimpico, è assolutamente allenato e preparato a superare pressioni esterne che possono compromettere la sua tenuta psicofisica.
Tutto perfetto!
Le motivazioni
Molte volte si assiste durante le gare olimpiche ad un completo ribaltamento dei risultati da parte di equipaggi che negli anni del quadriennio olimpico hanno dominato la scena mondiale.
Le motivazioni di questo stravolgimento possono essere diverse.
Dalla preparazione specifica degli atleti, che nell’anno olimpico viene curata in maniera ottimale, alle motivazioni personali, che ogni Atleta mette in campo dando il meglio di sé stesso, proprio per raggiungere e far si che si avveri quel sogno:
Partecipare ad un’Olimpiade e, perché no, salire sul podio.
Però a fare la vera differenza oltre la preparazione, le capacità dei singoli Atleti, la bravura dell’equipaggio le capacità del team, vi è un quid in più che determina il successo, magari inatteso, da parte di un’atleta piuttosto che di un equipaggio.
Questo quid, che rimane qualcosa di indefinito, è una capacità che consente all’atleta, nei momenti topici di una competizione, di riuscire a dare qualcosa in più, mettere in campo energie psicofisiche inaspettate, rispetto agli avversari.
La “calma” fa parte di questo quid.
La calma, per me, è intesa come capacità dell’atleta di riuscire a non farsi condizionare da nessun evento esterno, di essere concentrato sull’obiettivo da raggiungere, riuscire a superare le problematiche che si possono presentare senza farsi influenzare in maniera negativa.
Tenere sotto controllo la tensione e lo stress che si sviluppa durante un evento tanto significativo per ogni Atleta è veramente qualcosa di fondamentale importanza, altrimenti si vanifica tutto quel lavoro fatto precedentemente.
Ecco perché negli ultimi anni si è assistito ad un progressivo aumento della presenza di uno psicologo sportivo negli sport di alto livello.
Si cerca di perfezionare il più possibile la preparazione e il profilo psicologico che è altrettanto importante dell’allenamento specifico, tanto per l’atleta quanto per l’allenatore.
Un connubio imprescindibile, in particolare nel canottaggio.
Da dove derivi questa particolare capacità dell’atleta è di difficile comprensione, fa parte del carattere, della personalità, dalle esperienze pregresse.
L’atleta con questa peculiarità riesce, in momenti fondamentali, a ragionare in maniera chiara a prendere decisioni in pochissimi attimi che faranno la differenza nell’esito di una competizione e che si sviluppa nell’arco medio dei 6 minuti.
La calma olimpica è una caratteristica dell’atleta che non si può trasmettere, non si può imparare, si può solo assistere alla sua più alta espressione, nel momento in cui da spettatori, siamo testimoni e viviamo le emozioni del risultato inatteso o la riconferma del successo tanto più difficile quanto più sofferto e meritato dagli atleti che hanno la fortuna e soprattutto la bravura di riuscirci.