Una delle domande più comuni che un ragazzino del settore giovanile si sente rivolgere è “in che ruolo giochi?
La seconda, di solito, riguarda il giocatore che più ammira e quasi sempre la scelta cade su un atleta che ricopre lo stesso ruolo…
…Ha ancora senso parlare di ruoli nella pallacanestro moderna?
Prima di provare a dare una risposta, facciamo un salto nel passato.
I ruoli “classici”
Negli anni 80-90 era molto facile individuare il ruolo di un giocatore.
Grazie alle sue caratteristiche tecniche e fisiche, infatti, era evidente, osservando il roster di una squadra, chi giocasse nelle varie posizioni, e quale fosse il contributo di ogni singolo componente alla causa della squadra.
Il Playmaker doveva essere soprattutto un giocatore altruista, in grado di “sistemare” i propri compagni in campo, prevedere le situazioni ed essere il braccio dell’allenatore.
La Guardia non poteva prescindere da essere un realizzatore, principalmente tiratore, in grado di mettere a referto tanti punti;
L’Ala piccola era colui che toccava meno la palla tra gli esterni, finalizzatore, spesso tiratore dagli scarichi, intorno ai 2 mt dava una buona mano ai rimbalzisti;
Proprio l’Ala grande era il ruolo che forse più si stava sviluppando e cambiando.
Spostava gli equilibri, playmaker aggiunto, rimbalzista, un vero e proprio lusso.
Non parliamo di quelli che avevano la doppia dimensione:
gioco spalle a canestro e fronte, negli anni 2000 ampliarono sempre di più il loro raggio d’azione incominciando ad avere anche tiro da 3 punti;
Infine il Pivot, giocatore più alto, intorno ai 210 cm, doveva riempire l’area, intimidire in difesa, fare blocchi in attacco, prendere rimbalzi e non lamentarsi se faceva pochi tiri
Anche il giudizio degli addetti ai lavori era tarato su determinate convinzioni:
- Un playmaker realizzatore non era un buon regista,
- il lungo con tiro dai 5/6 metri era troppo perimetrale,
- l’ala piccola doveva giocare correndo sui blocchi e facendosi trovare negli angoli
- non dare “fastidio” nel trattare la palla.
Il cambiamento
Negli anni 2000 le cose cominciarono a cambiare.
Sempre più giocatori in grado di coprire due ruoli: i
- l playmaker divenne uno dei migliori realizzatori delle squadre
- le guardie erano anch’esse dei costruttori di gioco
da qui la definizione di un nuovo ruolo:
La stessa ala piccola deve avere ora nel suo bagaglio tecnico il gioco spalle a canestro per poter sfruttare la sua altezza ma anche per scalare nello spot di 4.
In verità non erano neanche poche le squadre che utilizzavano nella posizione di ala un’altra guardia, situazione tattica che permetteva di avere tre trattatori di palla ed essere meno prevedibili.
Probabilmente il ruolo di centro era l’unico che continuava ad avere una sua collocazione ben precisa sia tecnicamente che tatticamente, sicuramente però più atleta e verticale e con maggiore tecnica, soprattutto nelle ricezioni dinamiche.
è il momento dell’utilizzo quasi esclusivo dei pick&roll come arma principale dei vari attacchi, ed avere un efficace rollante in grado di chiudere i triangoli diventa necessario.
I giorni nostri
Diamo uno sguardo a cosa succede nell’NBA.
Sicuramente un punto di riferimento per il nostro sport, dove spesso è massima l’evoluzione dei giocatori dal punto di vista tecnico, ma soprattutto fisico.
La velocità del gioco, lo sviluppo atletico dei giocatori, le regole tattiche ma anche il passaggio dall’università di giocatori sempre più giovani ed acerbi tatticamente e ancora in fase di completamento tecnico, ci presentano squadre costruite per concetti e per caratteristiche dei giocatori piuttosto che per ruoli tattici.
Non si cerca il playmaker, il centro o l’ala grande, ma il tiratore, il difensore, il “facilitatore di gioco”, il lungo che apre le difese con il tiro da fuori.
Anche i nomi sono cambiati, per esempio:
- la Point guard
- giocatore che “inizia” l’azione, realizzatore dinamico in grado di creare per i compagni attaccando il canestro,
- il tiratore 3D
- tiratore da tre punti e gran difensore
- il popper
- colui che si apre dopo una blocco dilatando le spaziature
- senza dimenticare il giocatore all round
- colui che è in grado di portare palla ma anche essere il miglior rimbalzista e avere la doppia dimensione
In quest’ottica la risposta alla nostra domanda circa l’esistenza o meno dei ruoli nella pallacanestro moderna è:
Infatti si va verso un quintetto con giocatori fisicamente uguali e tutti pericolosi con la palla in mano.
Il rovescio della medagli di questa “evoluzione”
Il gioco tranne alcune squadre è molto standardizzato.
Si fa fatica a riconoscere un sistema di gioco diverso dagli altri.
Le fortune di una partita ma anche di un’intera stagione dipendono dalle singole giocate e sempre meno da un gioco corale e di letture (da qui la costruzione dei super-team).
Non è un caso che quando arrivano le partite decisive per vincere un campionato, coloro che hanno nel roster ancora un playmaker, un centro e giocatori in grado di leggere le situazioni hanno più possibilità di raggiungere i propri obiettivi.
Pensiamo ai Lakers di Rondo, Howard oltre che di Lebron e Davis.
Conclusione
In Europa il cambiamento è meno evidente, pur avendo giocatori in grado di coprire più ruoli.
Infatti ancora possiamo ammirare i vari:
playmaker moderni, certo, ma con ruolo ben definito.
Così come i vari:
lunghi che sono dei riferimenti dentro l’area.
Il sistema di gioco è ben definibile
Le squadre migliori sono quelle con le letture più evolute, dove le giocate dei singoli sono delle espressioni di talento all’interno di un gioco corale.
Probabilmente nei prossimi anni la sfida è proprio
di Sergio Luise