Il primo maggio del 1994 stava per partire la corsa più famosa della storia dell’automobilismo:
che si correva a Imola.
Quella domenica in pole position c’era Ayrton Senna, a bordo della nuova macchina, una Williams Renault, ma alle prove di quel Gran Premio erano successi due episodi piuttosto strani.
Il venerdì
Durante le prove libere del venerdì la Jordan di Rubens Barrichello uscì di traiettoria alla Variante Bassa a causa della velocità troppo elevata.
Passò di traverso sul cordolo esterno e decollò, superando le gomme di bordopista e impattando contro le reti di protezione.
L’auto quindi rimbalzò all’indietro, si cappottò un paio di volte e infine si fermò ribaltata nella via di fuga ma il pilota si salvò.
Il sabato invece accadde di peggio.
La vettura guidata dal pilota austriaco Roland Ratzenberger, sul rettilineo all’uscita della curva Tamburello, subì la rottura dell’ala anteriore e divenne praticamente ingovernabile:
la corsa finì contro il muro esterno della successiva curva, intitolata a Gilles Villeneuve.
Nel fortissimo impatto la cella di sopravvivenza dell’abitacolo resse abbastanza bene, ma la decelerazione fu tale da far perdere immediatamente conoscenza al pilota, provocandogli una frattura della base cranica.
Secondo le leggi italiane l’autodromo sarebbe dovuto andare immediatamente sotto sequestro a causa dell’incidente mortale, per consentire al pubblico ministero competente di effettuare i rilievi.
Essendo però i medici riusciti a riattivare il cuore di Ratzenberger, il successivo decesso avvenne al di fuori del circuito e non comportò la sospensione del programma di gara.
Una serie di coincidenze non volute da nessuno che avrebbero decretato una serie di fatalità.
Senna
Così Senna aveva più di un motivo per essere preoccupato per quel gran Premio.
In quel momento aveva 34 anni ed era nel pieno della sua fulminante carriera di pilota di Formula 1.
Ed infine ecco accadere, prima della gara, il terzo episodio molto strano.
Prima di partire per la gara, Senna fece una cosa che non aveva mai fatto:
ma prima di indossare il casco, chiuse gli occhi e si immaginò qualcosa, come se avesse una specie di presentimento.
A noi piace pensare che quello che si immaginò fosse una specie di rivisitazione della sua vita, da quando era partito dal suo paese fino ad arrivare ad essere il pilota più veloce del mondo.