Laureato in scienze motorie, di Orvieto, Davide è un insegnante ma svolge anche attività come formatore, Osteopata, Preparatore Atletico professionista, Allenatore di Terzo Grado Volleyball serie A, Istruttore FIN, Personal Trainer e Istruttore Di Fitness Metabolico.
Davide Antoniella
Laureato in scienze motorie, di Chioggia, Davide è un insegnante ma svolge anche attività come formatore, Osteopata, Preparatore Atletico professionista, Allenatore di Terzo Grado Volleyball serie A, Istruttore FIN, Personal Trainer e Istruttore Di Fitness Metabolico.
Nel suo percorso formativo, Davide frequenta l’Open Academy of Medicine- School of Medical Specialisation and Continuing Medical education – formandosi in: Training Neuroimmunomodulation Metabolism, Clinic Nutrition and Physical Rehabilitation”. Presso l’International Society of Health Prevention, negli Stati Uniti, si è specializzato in Valutazione fisica, funzionale e prescrizione dell’esercizio per la performance e il recupero.
E’ il responsabile del centro di valutazione motorio “ACCADEMIA DEL FITNESS” sita a Parma del Dr. Massimo Spattini e del prof. Davide Antoniella.
Conosciuto nel lontano 1999, siamo sempre rimasti in contatto in ambito sportivo ma con ruoli diversi. Lui beacher, io speaker ufficiale, insieme abbiamo girato l’Italia nelle varie tappe che il circuito ci proponeva per un po’ di anni.
Il suo percorso e la sua formazione è di oggettivo rilievo e ancora oggi mi rifaccio alle sue pubblicazioni perché credo siano altamente formative e di aiuto per il mio lavoro sia scolastico che sportivo.
Altra figura che può servire a darci spunti importanti oltre ad arricchire ed impreziosire sempre di più questo blog per tutta la comunità sportiva.
Grazie Davide per il contributo che ci darai!
Ciao Davide
Riprendiamo la nostra attività di divulgazione dopo la pausa esitva ricordando…
…con tutto il nostro affetto un amico prima di tutto ed un professionista di alto livello poi.
Purtroppo uno dei nostri autori non è più con noi.
Davide era molto conosciuto nel mondo sportivo per i suoi trascorsi.
Nel mondo della pallavolo aveva collaborato con diversi club.
Docente di scuola superiore, laureato in scienze motorie, preparatore atletico e prima ancora giocatore di pallavolo.
Davide Antoniella aveva talmente amato lo sport da farlo diventare il suo lavoro.
Aveva esportato le sue grandi conoscenze e capacità anche nel calcio con le sue esperienze nel Venezia di Spalletti, con il quale era ancora in contatto ed il Padova.
Era il responsabile del centro di valutazione motorio “ACCADEMIA DEL FITNESS” sita a Parma del Dr. Massimo Spattini
Sarà sempre con chi l’ha conosciuto.
Il fitness metabolico
La sedentarietà, insieme all’eccessivo apporto calorico, all’alimentazione spesso sbilanciata e all’accumulo di stress, ha portato a un aumento delle malattie definite del BENESSERE o SINDROME METABOLICA.
Per questo la sempre maggior attenzione da parte dei mass media verso i tragici eventi, che coinvolgono giovani e meno giovani, ha sensibilizzato la pubblica opinione.
Verso le patologie cardiovascolari quali cause di morte.
Il termine SINDROME METABOLICA descrive un insieme di…
…fattori di rischio metabolico che aumenta la possibilità di sviluppare malattie cardiache, ictus, diabete.
Fattori di rischio della sindrome metabolica
- elevata quantità di tessuto ADIPOSO ADDOMINALE (valutato mediante misure e circonferenze vita/fianchi);
- basso colesterolo HDL;
- ingente livello di TRIGLICERIDI;
- elevati valori di PRESSIONE ARTERIOSA;
- elevati livelli di GLICEMIA.
Un fattore molto importante per prevenire e curare la sindrome metabolica e molte patologie cardio-respiratorie è l’attività fisica.
È noto da tempo che l’esercizio fisico svolge un ruolo fondamentale nelle malattie cronico-degenerative.
La strategia fondamentale per salvaguardare lo stato di salute è basata sulla prescrizione d’attività fisica utile a migliorare l’efficienza cardio-respiratoria, la composizione corporea.
In altre parole è stato riscontrato il valore dell’attività fisica per quanto riguarda il miglioramento della forza.
E’ stato dimostrato, tramite dati sperimentali, che lo svolgimento di attività fisica regolare è associata a benefici per la salute
Dai dati forniti dal Dipartimento sulla Salute e i Servizi Americani, dalla Società Chirurgica di Atlanta, dai Centri di Cura e Prevenzione delle Malattie Croniche e da numerosi articoli emergono i seguenti benefici:
BENEFICI PRODOTTI DA UNA REGOLARE ATTIVITÀ FISICA
- Miglioramento della funzione cardiovascolare e respiratoria.
- Aumento del consumo d’ossigeno a causa dell’adattamento centrale e periferico.
- Minor periodo di ventilazione per raggiungere un’attività submassimale.
- Ridotto consumo d’ossigeno miocardico per ottenere uno sforzo submassimale.
- Valori di frequenza cardiaca e pressione arteriosa inferiore, in corrispondenza di sforzo submassimale.
- Aumento della densità dei capillari nell’apparato muscolo scheletrico.
- Aumentata soglia d’esercizio per la presenza del lattato in circolo.
- Aumentata soglia d’esercizio per la comparsa di segni o sintomi patologici (angina, depressione tratto ST, claudicazione).
- Riduzione dei fattori di rischio coronarici.
- Ridotti valori di pressione sistolica/diastolica a riposo.
- Aumentati livelli nel siero della lipoproteina HDL e ridotti livelli di trigliceridi.
- Ridotta presenza di grassi nell’organismo, particolarmente intra-addominale.
- Diminuita richiesta d’insulina, migliore tolleranza al glucosio.
- Diminuita mortalità e morbilità.
- Attività di Prevenzione primaria (interventi richiesti per prevenire disfunzioni cardiache).
- Attività di Prevenzione secondaria (interventi da predisporre dopo una disfunzione cardiovascolare per prevenirne un’altra).
Un’intensa attività fisica è associata a diminuita incidenza di mortalità per cause coronariche e di comparsa di malattie cardiovascolari e coronariche, tumori del colon e diabete di tipo 2.
La morte per ragioni cardiovascolari, o per altre cause sopra elencate, è ridotta nei pazienti con infarto del miocardio che si sottopongono ad un programma di riabilitazione cardiaco mediante esercizi fisici.
In modo particolare se concomitante ad una riduzione dei fattori di rischio.
Gli stessi pazienti non mostrano, tuttavia, una riduzione del numero di reinfarti non mortali.
L’attività motoria produce anche altri benefici:
- diminuita ansietà e depressione;
- maggiore capacità di svolgere il lavoro e le attività ricreative;
- aumentato senso del benessere.
A questi possiamo aggiungere:
- diminuzione del grasso corporeo ;
- ipertrofia muscolo scheletrico;
- aumento del carico di rottura delle ossa, legamenti, tendini.
In assenza di patologie cardiovascolari significative, i rischi prodotti dall’esercizio fisico sono estremamente bassi.
Un ampio studio retrospettivo eseguito nei centri YMCA ha rivelato un caso di arresto cardiaco e un caso di morte rispettivamente ogni 2.253.267 e 2.897.057 ore di attività svolta.
Una recente pubblicazione conclude che approssimativamente 0,75 maschi e 0,13 femmine ogni 100.000 muoiono in un anno durante un’attività fisica.
Pertanto, l’incidenza delle complicazioni cardiovascolari durante l’attività fisica, è maggiore nelle persone con disturbi cardiovascolari rispetto a quelle sane.
Quindi, oggi, l’introduzione delle moderne procedure (rivascolarizzazioni, terapie farmacologiche) ha notevolmente ridotto la frequenza di eventi cardio-circolatori.
In Pazienti sottoposti a riabilitazione cardiaca una complicazione cardiovascolare importante si presenta ogni 60.000 ore.
E’ inoltre interessante notare come il rischio di complicazione non cambi nelle sessioni svolte nella mattinata, rispetto a quelle svolte nel pomeriggio.
Di seguito riporto una tabella del rischio di comparsa di complicazioni cardiovascolari.
CONDIZIONI ASSOCIATE ALLA COMPARSA DI COMPLICAZIONI CARDIOVASCOLARI
(Adattato da Haskell W.L. cardiovascular complications during exercise training of cardiac patients)
STATO CLINICO
- Infarti molteplici di miocardio.
- Ridotta frazione di eiezione ventricolo sinistro (< 30%).
- Angina pectoris instabile o a riposo.
- Importanti aritmie a riposo.
- Lesione della coronarica discendente anteriore sinistra con una significativa occlusione (≥ 70%).
- Aterosclerosi in molteplici vasi, evidenziata con angiografia.
PARTECIPAZIONE ALL’ATTIVITÀ FISICA
- Mancata esecuzione di appropriate attività di riscaldamento e raffreddamento.
- Superamento dei valori di frequenza cardiaca prescritta dai programmi.
Molte sono le ricerche di laboratorio, studi epidemiologici, che hanno dimostrato l’importanza dell’attività fisica associata ad uno stile di vita che miri alla salute, al benessere e alla riduzione dei fattori di rischio.
Oggi si sente parlare molto di Fitness Metabolico.
Gli esercizi di Fitness Metabolico sono esercizi tradizionali di facile esecuzione e monitoraggio, con la differenza che la tipologia, l’intensità, sono determinati da un’attenta analisi medica e bio-funzionale-articolare dell’istruttore per proporre programmi di allenamento altamente personalizzati con fasi cardiovascolari, di forza e endurance, di flessibilità e ludiche.
Il Fitness metabolico è prevenzione e benessere attraverso la pratica di una adeguata attività motoria e si occupa di creare una vera e propria cultura motoria e un corretto stile di vita.
È importante l’assoluto rispetto dei ruoli.
I medici fanno la diagnosi e dettano le indicazioni per applicare protocolli motori corretti.
La prescrizione ottimale è determinata da una valutazione oggettiva della risposta all’esercizio del soggetto comprese le misurazioni della:
- frequenze cardiache (HR)
- pressione arteriosa (BP)
- sforzo percepito (RPE)
- risposta soggettiva all’esercizio
- elettrocardiogramma (ECG)
- VO2 misurata direttamente o stimata mediante un test da sforzo incrementale
- dei parametri di forza stimati con test sub massimali.
Però i protocolli non devono essere messi in pratica in modo rigido.
Bisogna evitare di applicare semplicemente calcoli matematici alle misure dei test e alle analisi.
L’istruttore eroga i protocolli, li spiega con linguaggio accessibile, misura i cambiamenti e li comunica al medico, stabilisce (su indicazioni mediche) gli obiettivi, gestisce l’attività di Counseling nei confronti del soggetto.
Allo stesso modo le proposte devono avere l’obiettivo di salvaguardare la salute, riducendo i rischi di malattie e garantendo la sicurezza durante lo svolgimento dell’esercizio.
Personalizzare il protocollo significa considerare: modalità, intensità, durata, frequenza e progressione dell’attività.
L’istruttore dovrà osservare:
- Risposte fisiologiche e percettive all’esercizio.
- Adattamenti all’allenamento fisico a seconda dell’intensità e della frequenza di svolgimento.
- Controlli dei progressi valutando le risposte HR e RPE.
- Il livello di gradimento affinchè le proposte soddisfino gli interessi, le capacità e i limiti individuali per non demotivare il soggetto.
I protocolli sono ispirati a gradualità e progressività secondo le indicazioni dell’Organizzazione Mondiale della Sanità con impegni minimi ma costanti e intensità commisurate alla fisiologia del soggetto.
Il Fitness Metabolico deve essere informazione, cultura, rapporti istituzionali.
L’obiettivo è:
- Migliorare il livello di salute e benessere per milioni di persone.
- Ridurre la spesa sanitaria nazionale attraverso un cambiamento di stile di vita.
- Sviluppare il settore Fitness Metabolico formando operatori specializzati.
Le componenti da considerare nel Fitness Metabolico devono includere:
- Composizione corporea
- Efficienza cardio-respiratoria
- Forza muscolare
- Resistenza
- Flessibilità
Il miglioramento di queste ultime tre componenti sono il risultato dell’applicazione di 2 principi fondamentali: sovraccarico e specificità’.
In particolare il sovraccarico stabilisce che affinchè un tessuto o un organo migliorino la loro funzione devono sopportare un carico di lavoro al quale normalmente non sono abituati.
Una prescrizione d’esercizio definisce l’intensità, la durata, e la frequenza d’allenamento ed è l’interazione di queste tre che determina il sovraccarico.
Il principio della specificità stabilisce che gli effetti dell’allenamento sono specifici dell’esercizio proposto e dei muscoli coinvolti.
Quindi un programma di fitness basato su una varietà e semplicità degli esercizi coinvolgerà un maggior numero di gruppi muscolari e porterà l’effetto su obiettivi adatti allo scopo del fitness metabolico.
In breve una volta formulata la prescrizione degli esercizi il programma si sviluppa nelle seguenti fasi:
- Riscaldamento;
- Attività cardiorespiratoria e forza;
- Attività ricreativa (opzionale);
- Defaticamento (raffreddamento-recupero).
RISCALDAMENTO
Riduce l’incidenza dei danni muscolo-scheletrici aumentando l’estensibilità del tessuto connettivo, migliorando l’efficienza delle articolazioni al movimento e alla funzione e aumentando la performance muscolare.
Diminuisce l’incidenza della depressione ischemica del segmento ST che può rappresentare una minaccia di aritmia ventricolare e di disfunzioni transienti globali del ventricolo sx conseguenti ad un esercizio intenso e improvviso.
ATTIVITA’ CARDIORESPIRATORIA E FORZA
Sviluppa l’efficienza cardio respiratoria e prevede dai 20’ ai 60’ di attività aerobica continua o intermittente.
Coinvolge grandi gruppi muscolari ed è ritmica e dinamica.
Questa fase è combinata salvo precise controindicazioni ad allenamento della forza per avere maggior effetti.
Per questi esercizi sono necessari test sub massimali.
Le indicazioni orientano ad utilizzare carichi non superiori al 35% del max per arti inferiori e del 50% per arti superiori.
Gli esercizi devono essere di facile esecuzione e di tipo monopodalico per evitare grossi carichi e sovraccaricare l’apparato cardio-circolatorio.
L’allenamento deve essere ritmico, svolto ad una velocità da moderata a bassa, coinvolgere una serie completa di movimenti e non modificare il ritmo della normale respirazione.
Esercizi condotti con espirazioni forzate, apnee, (manovra di VALSALVA) possono causare un aumento violento della pressione sanguigna sistolica e diastolica.
Occorre attenzione nell’allenamento dei movimenti eccentrici e isometrici rispetto ai concentrici.
FASE LUDICA
Deve essere piacevole, modificando regole dei giochi per diminuire la richiesta di abilità, di competizione, di costi energetici e di risposta della frequenza cardiaca.
DEFATICAMENTO
Prevede esercizi di bassa intensità (camminare, stretching o esercizi alternativi tipo yoga).
Deve facilitare gli adattamenti circolatori e riportare i valori vicino ai livelli di riposo
Aumenta il ritorno venoso, riducendo la possibilità di ipotensione post-esercizio e di capogiri, facilita la dissipazione del calore corporeo, promuove una più rapida eliminazione dell’acido lattico rispetto al recupero stazionario, combatte gli effetti potenziali e negativi dovuti all’aumento delle catecolamine nel plasma nel periodo che segue l’esercizio.
In particolare l’ultimo aspetto può ridurre l’incidenza, soprattutto nei pazienti con patologie cardiache, delle pericolose aritmie ventricolari.
Non defaticare significa aumentare le cause di complicazioni cardiovascolari causate da una diminuzione transitoria del ritorno venoso che potrebbe ridurre il flusso sanguigno coronarico.
In altre parole per i pazienti cardiopatici in riabilitazione è anche consigliato una fase di RECUPERO per normalizzare tutti i parametri (esercizi respiratori e rilassamento).
CONCLUSIONE
È importante considerare che la maggior parte degli effetti benefici ottenuti con l’allenamento recedono al livello a questo precedenti qualora intervenga un periodo di inattività che duri da 4 a 8 settimane con incidenze diverse sui vari miglioramenti ottenuti.
Sono fattori indispensabili per un corretto approccio funzionale:
Functional training
Fin dai tempi antichi, l’uomo ha avvertito la necessità di migliorare le prestazioni fisiche nelle varie espressioni della psicomotricità.
Cenni storici
Poco prima della battaglia delle Termopili (480 A.C.) re Serse incaricò i suoi esploratori di recarsi di nascosto nell’accampamento degli spartani al fine di spiarne le mosse.
Gli esploratori riferirono al sovrano come gli spartani fossero quotidianamente impegnati ad allenare il proprio corpo con esercizi calistenici.
Solo dopo che, nel corso della battaglia, i 300 spartani riuscirono a tenere testa agli oltre 120.000 soldati di Serse, fino all’arrivo delle altre forze greche, il sovrano comprese a proprie spese la ragione per cui il popolo greco desse una tale importanza all’esercizio fisico.
Agli antichi greci dobbiamo il principio che recita come per accrescere la propria forza sia necessario manipolare il sovraccarico, incrementandolo progressivamente.
La massima espressione del fisico “ideale” fa ancora oggi riferimento alle statue greche.
Nelle terme e nelle ville romane sono stati rinvenuti mosaici raffiguranti diversi soggetti (anche donne), impegnati nell’allenamento contro resistenza, a testimonianza della diffusione di tale pratica nella quotidianità.
I gladiatori che si misuravano negli anfiteatri, passavano le loro giornate dedicandosi all’allenamento di forza e destrezza, unitamente a quello volto al perfezionamento delle tecniche di combattimento.
Nel medioevo, gran parte dell’addestramento degli aspiranti cavalieri era basato su esercizi a corpo libero e con sovraccarichi.
Nei secoli, si sono poi sviluppate diverse tecniche e discipline, dalla ginnastica artistica al sollevamento pesi, all’esercizio calistenico.
Dal secolo scorso si è visto il proliferare di attrezzature per l’allenamento isotonico e ha decretato l’esplosione di una serie di nuove tecnologie.
Stati du squilibrio
A seguito dei protocolli di potenziamento sviluppati con tali attrezzature, sono stati rilevati alcuni stati di squilibrio nello sviluppo muscolare tra:
- i distretti agonisti
- antagonisti
- fissatori e stabilizzatori dell’articolazione (o delle articolazioni),
interessate da un determinato movimento.
È stato altresì evidenziato un allungamento delle tempistiche di “trasformazione” delle sessioni d’allenamento della forza.
Fatto dovuto al presupposto che tali allenamenti erano stati essenzialmente concepiti per il muscolo e non per il movimento.
Ecco che è nata così la necessità di:
La mobilità
Il controllo motorio è parte di un complesso sistema fisiologico con primo attore il SNC (Sistema Nervoso Centrale), che organizza regola e controlla il movimento, nella sua interezza.
Il SNC diviene efficiente in presenza di una mobilità controllata e di una stabilità dinamica.
Riconosce i movimenti, non i muscoli e non permette un movimento che non può controllare.
Prima di tutto viene la mobilità:
- si imparano schemi motori, da semplici a via via più complessi.
- si crea la base motoria con nuovi engrammi motori, (che sia un’atleta o una persona comune), poi la stabilità al movimento.
Ciò ci deve perciò insegnare che il nostro sistema nervoso è, nel suo complesso, ottimizzato per gestire dei “gesti”.
Nello specifico movimenti frutto di un’intenzione e perciò finalizzati al conseguimento di un risultato.
L’allenamento funzionale risponde alla necessità di sfruttare appieno i guadagni ottenuti in termini di forza muscolare mediante:
- miglioramento della coordinazione interdistrettuale;
- esercitazioni complesse che impegnino attività tonico posturale;
- equilibrio e movimento applicabili a tutte le età.
Questa precisazione si rende necessaria in quanto un protocollo di allenamento funzionale che non tragga spunto da un’attenta valutazione dei sistemi di controllo di postura, equilibrio e movimento.
Sarebbe, di fatto, un viaggio senza meta.
In caso di un’alterata funzione del sistema tonico posturale, non sarebbe possibile allenare (e quindi migliorare) un gesto,
Al contrario, si andrebbe ad allenare un gesto “compensato” (quindi sbagliato), con tutte le conseguenze del caso:
Il concetto di regioni interdipendenti si riferisce al concetto che limitazioni funzionali, apparentemente estranee, in zone anatomiche remote, possano contribuire o essere associate con il disturbo primario del paziente
Da un punto di vista neurofisiologico, l’allenamento funzionale è tutt’altro che una banalità
L’Allenamento Funzionale consiste nel somministrare al corpo stressor (fattore di stress – agente stressante) che vadano ad incrementare i diversi parametri fisiologici.
Il sistema non sarà colpito da un unico “lato”, ma facendo arrivare stimoli complessi a cascata.
Quindi, in tale contesto, ben vengano metodi che usino principi propri del:
con attrezzi vari purché lo stimolo sia teso ad aumentare tutti i parametri da un punto di vista salutistico, funzionale ed estetico.
Lo scopo dell’allenamento non è quello di allenare il singolo muscolo o la singola caratteristica (forza, resistenza, mobilità articolare, ecc.).
Il fine è quello di allenare movimenti complessi che includono in sé molteplici abilità.
Finalità del functrional training
Secondo il functional training bisogna ragionare in termini di movimento del corpo, di catene cinetiche.
Significa, dunque, focalizzarsi sul far lavorare i vari muscoli in sincronia.
Nella realtà l’attrezzatura può essere molto semplice o complessa.
Infatti comprende tutto ciò che ci permette di individualizzare l’esercizio e renderlo funzionale all’obiettivo nel rispetto della:
- biomeccanica
- anatomia
- fisiologia del soggetto.
Conclusione
Ritengo tutti gli attrezzi:
- semplici e complessi
- di fortuna e fantasia
adatti all’allenamento funzionale a seconda del soggetto considerato.
Possiamo quindi dire che è la corretta applicazione che determina la loro collocazione nel functional training .
Triade della donna
Esercizio fisico amatoriale – agonistico
Aumenta l’interesse delle donne per queste discipline
Grazie ai cambiamenti sociali degli ultimi trent’anni, l’interesse da parte delle donne nei confronti dell’esercizio fisico, amatoriale e agonistico, e in particolare per le attività di tendenza come il CROSSFIT, il POWERLIFTING, la corsa ad ostacoli (SPARTAN RACE), risulta essere più coinvolgente.
Il più delle volte, le motivazioni che portano una donna ad iscriversi in palestra sono date da un fattore…
estetico o da un fattore competitivo estremo, solo secondariamente per stare bene o per motivi di salute.
Nonostante sia ben noto il ruolo benefico dell’esercizio nella promozione della salute fisica e mentale, l’attuale tendenza generale è volta a volerne aumentare considerevolmente, durata, frequenza ed intensità.
Talvolta però l’atleta, nella convinzione di migliorare le proprie prestazioni, eccede con l’esercizio fisico e scompensa con il ridotto introito alimentare, arrivando a sbilanciare il fabbisogno energetico fino a compromettere il normale funzionamento del ciclo mestruale.
Cosa è la Triade?
Nel 1992 la Task Force on Women’s Issues of the American College of Sports Medicine, definisce la “Triade dell’atleta femminile” (TRIADE) la combinazione di:
- Bassa disponibilità di energia (con o senza disturbi del comportamento alimentare).
- Ridotta densità minerale ossea (BMD) manifestata con osteoporosi e osteopenia.
- Inibizione dell’asse ipotalamo-ipofisi-gonadico (HPG) e alterazione degli ormoni FSH e LH con conseguente disfunzione mestruale fino all’amenorrea vera e propria (FHA).
Viene definita “amenorrea delle atlete”, l’assenza di mestruazioni spontanee che si protrae per almeno 3 mesi.
Le amenorree delle atlete possono essere classificate in:
- «Amenorree primitive», ovvero quando la donna non presenta la comparsa del menarca (prima mestruazione);
- «Amenorree secondarie», nel caso in cui la mestruazione scompaia dopo un periodo più o meno lungo di flussi mestruali spontanei.
Vediamo differenze e cause delle amenorree delle atlete
L’amenorrea da esercizio fisico, assieme all’amenorrea da disturbi alimentari (come da bulimia e da anoressia nervosa), fa parte delle amenorree ipotalamiche funzionali.
Quest’ultime vanno differenziate dalle amenorree ipotalamiche da causa organica, che comprendono quelle secondarie a patologia tumorale, ischemica o flogistica.
Le cause più accreditate che possono determinare lo stato di amenorrea sono:
- Inadeguata alimentazione.
- Modificazioni ormonali dovute all’esercizio fisico, perché alterano la produzione di GnRH, importante “regolatore” del ciclo mestruale e di cortisolo (ormone dello stress).
La prevalenza di amenorrea tra le atlete non è ben documentata, ma è stimata tra il 5% e il 40% (2-3% della popolazione generale) a seconda del tipo di disciplina sportiva e del livello competitivo.
Gli sport più a rischio sono quelli che richiedono
intensità particolarmente elevata:
- powerlifting
- body building
- crossfit
molta resistenza, come le gare di fondo:
oppure quelli come:
che invece richiedono un aspetto fisico particolarmente definito con bassissime percentuali di grasso.
Anche lo stress emotivo è associato all’amenorrea (FHA) ed è stato considerato sia causa sia effetto della condizione.
Come si manifesta la Triade dell’atleta femminile?
Il primo campanello d’allarme solitamente riguarda l’alimentazione.
Il rapporto con il cibo ritenuto troppo calorico, diventa una vera e propria ossessione fino a manifestare, in alcuni casi, sintomi anoressici.
Dal punto di vista clinico, i sintomi più significativi della scarsa disponibilità di energia legata anche a questo atteggiamento, sono i suoi effetti sul ciclo mestruale e sulla salute delle ossa.
Com’è noto, l’esercizio fisico incentiva l’attività degli osteoblasti, ovvero le cellule che producono matrice ossea, ma la carenza di estrogeni ne peggiora la struttura trabecolare.
Barrack et al. (2010) hanno dimostrato come le atlete di endurance (40%) abbiano, infatti, una densità ossea più bassa rispetto alle ballerine o alle ginnaste (10%).
Molti sono anche gli studi che hanno evidenziato quanto la quantità di massa scheletrica acquisita durante l’adolescenza, sia uno dei fattori più importanti nel determinare l’osteoporosi e il rischio di fratture nel corso della vita.
Approssimativamente il 50% della massa ossea viene acquisita proprio in questo periodo;
Il picco di massa ossea al collo del femore avviene all’età di 16 anni ma, nella colonna lombare, la massa ossea continua ad aumentare fino al terzo decennio di vita.
Durante i periodi di limitata disponibilità di combustibile, l’energia viene deviata o ripartita lontano dalla crescita e dalla riproduzione al fine di dare priorità ai compartimenti vitali per la sopravvivenza dell’individuo.
Questo dimostra l’enorme importanza di considerare l’allenamento in funzione delle fasi di crescita e di quanto sia fondamentale dosare attentamente l’attività motoria per quanto riguarda volume, intensità, tipo, recupero, progressione, frequenza e durata.
Diversi studi hanno dimostrato come ci siano numerose conseguenze se questa condizione interessa un lungo periodo
- Aumentato rischio di infortuni muscolo-scheletrici
- Alterazioni cardio-circolatorie
- Fratture da stress
- Profilo lipidico anormale
- Disfunzioni endoteliali
- Perdita irreversibile di massa ossea
- Depressione
- Ansia
- Scarsa autostima
- Aumentata mortalità (Weiss Kelly et al. 2016)
La combinazione di questi fattori influirà inevitabilmente sulle prestazioni e sulla qualità della vita aumentando il rischio di lesioni, depressione, irritabilità, diminuendo coordinazione, forza muscolare e concentrazione
Differenze nella Preparazione Atletica delle Donne
Terza parte (per la prima e la seconda parte clicca qui)
Per quanto riguarda la mobilità articolare le donne presentano un maggior sviluppo di essa e una migliore predisposizione al suo miglioramento perché posseggono minor massa muscolare e quindi minor tono.
Le diverse fasi ormonali influenzano la capacità di carico delle articolazioni, l’aumento degli estrogeni induce lassità legamentosa e diminuzione della stiffness dei tendini (Hewett 2000).
Nell’ovulazione invece una diminuzione degli estrogeni induce un…
… aumento della forza e una diminuzione della capacità di rilassamento muscolare.
Valutare la mobilità articolare e la capacità di carico in fase di crescita
In particolar modo gli estrogeni, possono influenzare la capacità di carico dell’articolazione, influenzando la capacità tensiva dei legamenti e dai tendini.
Gli estrogeni aumentano, in maniera transitoria, la lassità legamentosa, che può essere responsabile di una maggiore incidenza di infortuni e alcuni studi hanno rilevato che nei legamenti ci sono recettori per tali ormoni.
Nella fase di calo estrogenico, dopo l’ovulazione si è riscontrato
E’ importante sottolineare che nella donna l’andamento ormonale del ciclo può condizionare le capacità di prestazione, rendendo utile spesso una pianificazione degli allenamenti in considerazione delle diverse situazioni ormonali.
Nella prima fase del ciclo, le donne si trovano sotto l’influenza crescente degli estrogeni, che comportano un effetto anabolico, mentre nella seconda parte la dominanza è dei gestageni, che hanno una azione soprattutto catabolica.
Nell’allenamento è importante considerare i vari fattori che possono causare disturbi mestruali nelle atlete e che possono essere ricapitolati in:
- intensità dell’esercizio fisico;
- specificità dell’allenamento;
- indice di massa corporeo (BMI) basso;
- età precoce dell’inizio della pratica sportiva agonista;
- basso introito calorico energetico.
L’interazione di fattori di carattere:
- fisico
- genetico
- nutrizionale
- ormonale
- psicologico
contribuisce a modificare l’assetto ormonale della donna atleta e, dunque, la regolarità del ciclo mestruale.
La principale attenzione viene rivolta ad un andamento irregolare del ciclo mestruale, detto oligomenorrea, che si definisce come un intervallo tra 2 cicli > di 40 giorni, o la mancanza del flusso mestruale per un periodo di almeno 90 giorni, in questo caso si parla di amenorrea.
Mantenimento del ROM articolare
L’esercizio di intensità moderata non ha alcun effetto significativo sul regolare andamento dei cicli mestruali, mentre allenamento e attività agonistica intensi e pesanti possono indurre, in alcune atlete, amenorrea
Le donne possono essere più soggette a una continua tachicardia che può dipendere dal malfunzionamento della tiroide o da bassi livelli di progesterone.
In questo caso gli attacchi sono più frequenti nella seconda parte del ciclo mestruale. Anche eccessivi livelli di adrenalina possono scatenare tachicardia e ansia.
Il progesterone ha la caratteristica di trasmettere la calma, infatti la somministrazione di questo ormone può determinare la comparsa di sonnolenza.
Non a caso durante la gravidanza molte donne riferiscono uno stato di quiete e di tranquillità promosso proprio dall’aumento di progesterone.
In più, il progesterone ha un leggero effetto sedativo che può causare degli stati di leggera depressione, soprattutto nel momento che precede le mestruazione.
Da una serie di studi è emerso che i sintomi della depressione e dell’ansia nella donna possono essere ridotti eseguendo con costanza un allenamento di forza.
Parte dei vantaggi psicologici associati a questo tipo di allenamento ha a che fare con il rilascio delle endorfine, ormoni che agiscono sul cervello e comportano un miglioramento dell’umore, una risposta immunitaria maggiore, una percezione alterata del dolore e una riduzione degli effetti dello stress (Thorén, P., Floras, J. S., Hoffmann, P., & Seals, D. R. 1990).
Mestruazioni: vantaggi per la salute e svantaggi per estetica
La maggior produzione femminile d’estrogeni comporta diversi vantaggi per la salute ma diversi svantaggi estetici.
Oltre alla differenza della % di grasso, il sistema cardiovascolare femminile è più protetto fino alla menopausa.
Gli estrogeni vasodilatano il letto venoso ed aumentano la permeabilità capillare.
Questo porta la donna a soffrire facilmente di ritenzione idrica e ad accumulare liquidi negli arti quando l’allenamento è eccessivo o non compensato correttamente dall’alimentazione.
Per quanto riguarda l’incidenza dell’attività fisica moderata sulle mestruazioni, non risulta avere degli effetti significativi nel turbare il ciclo.
Conclusioni
Tuttavia è stato osservato che un pesante allenamento intensivamente condotto può indurre amenorrea, soprattutto in atlete dedite alle corse di resistenza e alla ginnastica.
L’amenorrea è temporanea e scevra di complicazioni se l’attività intensa viene cessata.
Alcune atlete possono essere predisposte ad andare incontro all’anemia da carenza di ferro, dovuta a eccessive perdite di sangue mestruale e all’adozione di un programma di allenamento fisico assai esigente.
Le complicazioni della gravidanza e del parto sono meno frequenti nelle atlete che nelle donne sedentarie.
La gravidanza, di per sé, non influisce negativamente sull’attività atletica o sulla prestazione di esercizio e viceversa.
Benché gli effetti della pillola anticoncezionale sull’esercizio fisico non siano ancora precisamente noti, è impressione generale che essa possa alterare la prestazione.
Differenza nella preparazione atletica delle donne
SECONDA PARTE
(la parima parte è possibile leggerla cliccando qui)
Benché la forza assoluta della donna rappresenti solo i due terzi di quella dell’uomo, la qualità delle fibre muscolari, per quanto concerne la capacità di erogare forza, è indipendente dal sesso.
In riferimento allo sviluppo della forza, gli incrementi relativi sono gli stessi, o perfino migliori, di quelli dell’uomo.
Le donne risultano avere muscoli più…
…deboli nel torace, nelle braccia e nelle spalle mentre la differenza e minore negli arti inferiori.
Gli uomini hanno maggiore potenza muscolare nelle gambe, espressa in kg, rispetto alle donne, quando il carico da spostare è basso.
Forza
- La forza max isometrica è del 30% inferiore nella donna rispetto all’uomo
- rapportata però alla massa magra comporta valori di forza uguali tra i 2 sessi.
- Quella (la forza) max aumenta nello stesso modo sia nell’uomo che nella donna
- la differenza è che le donne dopo 7 settimane al massimo devono cambiare strategia di lavoro (Hakkinen).
- La forza max è determinante nelle donne
- in cui la correlazione tra forza max e forza esplosiva è elevata, più che negli uomini. (Hakkinen)
Il fenomeno dell’ipertrofia a parità di lavoro è meno pronunciata nella donna, a causa dei suoi più bassi livelli di testosterone.
Nella donna la forza massima è molto più legata alla sezione trasversale del muscolo, quindi molto più al fattore ipertrofia e deve continuare a stimolarlo e non abbandonarlo mai anche quando si fanno periodi dove si allenano maggiormente le qualità neuromuscolari.
Estensori – flessori
Dopo la maturazione si ha un aumento del rapporto estensori/flessori cioè i muscoli flessori sono molto più deboli degli estensori.
Nelle giovani donne questo rapporto è molto più sbilanciato rispetto ai maschi della stessa età.
L’accelerazione di questo squilibrio avviene nei momenti immediatamente precedenti e immediatamente successivi all’apparizione del menarca.
Questa differenza si ripercuote in tutte le attività esplosive e di balzo.
Le bambine pre-puberi e post-puberi hanno negli atterraggi dai salti un minor piegamento e una maggiore adduzione.
Cause
La maggior parte di questi avvengono dopo atterraggio da salto in condizioni di ginocchio varo o valgo o nei cambi di direzione.
La causa è di tipo NEUROMUSCOLARE:
- diversa attivazione del quadricipite rispetto al bicipite femorale nelle donne
- Ischiocrurali nettamente inferiori e in ritardo di attivazione.
L’’attivazione anticipata del quadricipite aumenta lo stress sul legamento crociato, non sufficientemente compensato dalla carenza di forza e dal ritardo di attivazione dei muscoli ischiocrurali.
La co-contrazione protettiva di muscoli agonisti e antagonisti dipende dalla repentina attivazione neuromuscolare.
LASSITÀ LEGAMENTOSA e POCA STIFFNESS contrastano con la stabilità articolare
L’allenamento modifica le strategie di atterraggio in particolare aumenta la flessione del ginocchio e diminuisce le forze di reazione al suolo. (Hewett 1996)
L’allenamento della forza risulta inoltre di fondamentale importanza per il mantenimento dello stato di salute del sistema scheletrico
E’ stato dimostrato che gli stimoli meccanici ricevuti durante l’allenamento con sovraccarichi (e parzialmente anche durante altri tipi di allenamento) riescono a rallentare il processo di invecchiamento dello scheletro (McArdle W.D. et al. 1998).
In effetti, la fisiologica stimolazione meccanica indotta dall’esercizio, si rivela particolarmente utile nel limitare la perdita di matrice ossea, nel migliorare le strutture ossee e nello stimolare l’incremento della massa ossea stessa (Voloshin A.S. 2000).
La spiegazione del benefico effetto dell’esercizio fisico risiederebbe nel fatto che la struttura ossea sottoposta ad un alto livello di stress meccanico, come nel caso dell’esercizio con sovraccarichi, sarebbe in grado di sopprimere il meccanismo di rimodellamento osseo facilitandone in tal modo il processo conservativo (McArdle W.D. et al. 1998).
Gli studiosi, infatti, sono tutti concordi nello stabilire che l’elemento essenziale della morfogenesi di un osso sta nelle stimolazioni meccaniche alle quali è sottoposto (Voloshin A.S. 2000), particolarmente nelle alternanze di pressione, riposo e trazione (Valobra G.N. 2000).
Dati e conclusioni
Per quanto riguarda i dati di cui disponiamo finora in merito all’allenamento sportivo indicano che la frequenza, la durata e l’intensità di questo hanno effetti simili in entrambi i sessi.
In altre parole possono essere indotte modificazioni fisiologiche e biochimiche comparabili, risultanti in un’accresciuta capacità di lavoro sia nell’uno che nell’altro sesso adottando programmi similari ma individualizzati.
Modello da Behnke, “ Le maggiori differenze tra uomo e donna”
- Statura media inferiore di 7-11 cm
- Peso tessuto osseo inferiore di 4 kg, vale a dire del 12% – 15%3)
- Valori inferiori di emoglobina ematica – Vo2 max minore, limitazione biochimica (capacità di usare l’ossigeno perprodurre energia)
- Metabolismo basale inferiore del 5% – 10% (consumo delle calorie a riposo)
- Minori mitocondri per miofibrilla (cellula muscolare)
- Meno massa corporea, in media – 11 kg – 13,5 kg
- Minore massa magra – 13 kg (ma la % è simile all’uomo)
- Meno muscolo – 11 kg (44,7% nell’uomo 36% nella donna)
- Più grasso + 4,5 kg – 7 kg rispetto all’uomo.
Differenze nella preparazione atletica delle donne
Prima Parte
In media, la donna è più bassa e più leggera, con una maggior percentuale di tessuto adiposo e una minor massa muscolare, rispetto all’uomo.
Mediamente un uomo possiede dal 10 al 20% di massa grassa mentre una donna…
…dal 15 al 25%.
Rapporto tra massa magra e grassa
Questo si rispecchia anche nell’utilizzo del glucosio e ne deriva un’importante ruolo dell’allenamento nell’indirizzare questo substrato energetico verso il tessuto adiposo o i muscoli.
Pertanto, entrambi, possiedono dei recettori per il glucosio di tipo GLUT-4, dipendenti dall’insulina, quando questa viene stimolata il glucosio viene indirizzato in questi tessuti.
Nelle donne, in cui la massa grassa è maggiore, tenderà ad andare verso il tessuto adiposo.
Per questo, un allenamento della forza innanzitutto aumenta la densità dei recettori GLUT-4 nel tessuto muscolare richiamando glucosio ed inoltre migliora a lungo andare la composizione corporea andando a variare il rapporto tra massa magra e grassa in favore alla magra.
Classificazioni
Body fat percentages for males and females and their classification
(Percentuali di grasso corporeo per maschi e femmine e loro classificazione)
Males | Females | Rating |
5-10 | 8-15 | Athletic |
11-14 | 16-23 | Good |
15-20 | 24-30 | Acceptable |
21-24 | 31-36 | Overweight |
>24 | >37 | Obese |
(Tieni presente che queste sono solo stime grezze. Il termine atletico in questo contesto si riferisce agli sport dove il basso contenuto di grasso corporeo è un vantaggio)
Body fat percentage for the athletic population (Percentuale di grasso corporeo per la popolazione atletica)
Age | Up to 30 | 30-50 | 50+ |
Females | 14-21% | 15-23% | 16-25% |
Males | 9-15% | 11-17% | 12-19% |
Body fat percentage for the athletic population (Percentuale di grasso corporeo per la popolazione atletica)
Sport | Male | Female | Sport | Male | Female |
Baseball | 12-15% | 12-18% | Rowing | 6-14% | 12-18% |
Basketball | 6-12% | 20-27% | Shot Putters | 16-20% | 20-28% |
Body building | 5-8% | 10-15% | Skiing (X country) | 7-12% | 16-22% |
Cycling | 5-15% | 15-20% | Sprinters | 8-10% | 12-20% |
Football (Backs) | 9-12% | No data | Soccer | 10-18% | 13-18% |
Football (Linemen) | 15-19% | No data | Swimming | 9-12% | 14-24% |
Gymnastics | 5-12% | 10-16% | Tennis | 12-16% | 16-24% |
High/long Jumpers | 7-12% | 10-18% | Triathlon | 5-12% | 10-15% |
Ice/field Hockey | 8-15% | 12-18% | Volleyball | 11-14% | 16-25% |
Marathon running | 5-11% | 10-15% | Weightlifters | 9-16% | No data |
Racquetball | 8-13% | 15-22% | Wrestlers | 5-16% | No data |
Alcune delle differenze di prestazione tra uomini e donne si spiegano proprio in ragione di queste differenze di composizione e di dimensioni corporee.
Tale convinzione trova conferma nel fatto che nei ragazzi e nelle ragazze prepuberi le differenze di prestazione e quelle di dimensione corporea sono minime.
Concentrazione muscolare
Le donne hanno una concentrazione muscolare di ATP (Adenosina trifosfato) + PC uguale a quella degli uomini, ma a causa della loro minor massa muscolare, i loro depositi complessivi di questi fosfageni sono più esigui.
Tuttavia, le prestazioni femminili sulle distanze più brevi (esempio 100 metri), nelle quali il sistema ATP + PC costituisce la più importante fonte di energia, si avvicinano a quelle maschili.
La capacità di resistenza alla fatica di un muscolo è un indicatore della capacità di recupero e può differire.
Le differenze
Studi condotti sui muscoli flessori del gomito ed estensori del ginocchio, mostrano una significativa perdita di attivazione dell’unità motorie nei maschi rispetto le femmine in seguito a un affaticamento protratto nel tempo.
Negli studi, la forza scende al 93% del massimo nelle donne, contro l 80% negli uomini dopo 1 minuto di esercizio.
Le donne hanno una resistenza alla fatica di circa 15 minuti, mentre gli uomini circa 8 minuti e dopo aver raggiunto l’esaurimento, il recupero avviene più velocemente nelle donne.
La fatica sembra anche essere muscolo-specifica, come evidenziato da analisi sia sul bicipite femorale che sui muscoli estensori della zona lombare.
Nelle donne la stanchezza è simile in entrambi i gruppi muscolari, mentre gli uomini subiscono un affaticamento maggiore nella zona lombare rispetto al bicipite femorale.
Queste differenze possono essere dovute al:
Le donne tendono ad avere più bassi livelli di acido lattico nel sangue, in seguito ad un esercizio massimale, rispetto agli uomini.
Quindi, anche in questo caso, uno dei motivi di questo fenomeno risiede nella minor massa muscolare femminile.
La massima potenza aerobica (VO2 MAX) della donna è inferiore a quella dell’uomo.
La differenza sembra essere dovuta soprattutto a fattori inerenti alle dimensioni corporee, ivi compresi una minor dotazione di emoglobina, un volume di sangue circolante inferiore e un più piccolo volume cardiaco.
Ciò è confermato dal fatto che le differenze di VO2 MAX sono irrilevanti tra ragazzi e ragazze, cioè nell’età in cui anche le differenze di dimensione corporee sono minime.
Il sesso è anch’esso un fattore che può influenzare l’EPOC, Excess Postexercise Oxygen Consumption, (volgarmente detto “afterburn”), traducibile in italiano come Consumo di Ossigeno in Eccesso Post-allenamento.
E’ l’indice di misurazione dell’aumento del consumo di ossigeno a seguito della intensa attività, destinato a soddisfare il “debito di ossigeno” del corpo).
La ricerca dimostra che il dispendio energetico delle donne, a riposo e durante l’esercizio, varia con la fase mestruale.
In genere, il dispendio energetico a riposo è più basso una settimana prima dell’ovulazione e il più alto durante i 14 giorni di fase luteale dopo l’ovulazione, quindi di conseguenza influendo sull’EPOC. (Fox,Bowers,Foss)
Conclusione
Per quanto riguarda le prestazioni della donna si avvicinano di più a quelle dell’uomo nel nuoto piuttosto che nella corsa e nei salti.
Nella corsa sono più vicine a quelle degli uomini negli sprint, mentre nel nuoto nelle attività di resistenza.
Nelle prestazioni di corsa di resistenza, essendo costretta ad usare l’intero suo peso corporeo, la donna si trova in evidente svantaggio nei riguardi del VO2 MAX.
Le specialità nelle quali i risultati femminili sono i peggiori in confronto ai maschi, sono quelle che prevedono tempi di prestazione tra 1 e 4 minuti, quindi in quelle specialità che richiedono un forte impegno del sistema dell’acido lattico.
Importanza di un check-up a 360°
L’importanza di un check-up a 360° e la creazione di un documento che accompagni il soggetto durante le attività con un costante monitoraggio di ogni fase di crescita, di pianificazione coordinata e mirata degli allenamenti, dell’alimentazione e delle necessità rilevate, permette…
…
- di favorire uno sviluppo armonico
- una precisa preparazione per la miglior performance
- di contrastare molte patologie oggi esistenti
affrontando tutte le età con un maggior benessere psico-fisico.
La sintesi dei dati emersi dal check-up, una volta analizzati e comparati tra loro dagli specialisti coinvolti, rappresenterà uno strumento per salvaguardare lo sviluppo armonico, individuare le capacità attitudinali e mirare agli obiettivi prefissati.
Queste informazioni servono a redigere un report personalizzato in cui vengono messe in evidenza le risposte ottenute e le aree che necessitano di un eventuale intervento:
- preventivo
- migliorativo
- terapeutico
L’azione
L’intervento è multi-modale ed integrato e si compone di elementi medici, motori e psicologici e deve essere affidato a un team esperto in grado di seguire qualsiasi persona non come un insieme di sintomi, organi, obiettivi tra loro scollegati.
Il check-up per troppo tempo è stato considerato utile solo per sportivi agonisti, già meno con sportivi amatoriali e pochissimo con frequentatori di palestre e assolutamente evitato con persone normali.
Oggi si parla di check-up a tutte le età e in tutti i settori sportivi, motori, medici e nella medicina anti-aging.
Questo ha permesso di comprendere l’importanza della pratica sportiva e dell’attività motoria.
Ottimizzazione del movimento
Il movimento non provoca così automaticamente benefici, ma in conseguenza di atteggiamenti sbagliati:
- alcool e fumo
- alimentazione sbilanciata
- stress
- cattiva gestione degli allenamenti nello sport agonistico di alto livello o amatoriale
Affinché sia conseguito l’obiettivo della salute potenziata è indispensabile che l’attività fisica sia il più possibile personalizzata in modo da basarsi sulle caratteristiche del soggetto.
Inoltre, deve essere superata l’idea che a un maggior volume di attività fisica corrisponda maggior beneficio.
Anti – aging
Infatti, durante un allenamento l’organismo è sottoposto a uno stress che per essere positivo e comportare dei benefici fisiologici e di composizione corporea, deve essere equilibrato alle capacità soggettive e anche al riposo, durante il quale le modificazioni avvengono.
Spesso si ritiene anche erroneamente che lo sport amatoriale sia il meno pericoloso in quando dovrebbe richiedere bassi livelli di attività, mentre da molti viene praticato senza controlli, con carichi elevati, in età avanzate alzando enormemente gli effetti negativi e i rischi.
L’anti-aging ha introdotto il concetto di check-up anti-aging e fonda il suo programma sulla comprensione delle origini evoluzionistiche dell’invecchiamento.
Sostiene, infatti, che
il cosiddetto normale invecchiamento è un processo attraverso il quale la salute viene inesorabilmente compromessa, rendendo il soggetto più suscettibile alle malattie croniche.
Sostiene inoltre che
Il proposito
L’obiettivo di questa nuova branca della medicina è quindi quello di fornire strategie scientificamente validate per frenare il processo dell’invecchiamento, per prevenire le malattie croniche e ottimizzare la qualità della salute.
E’ possibile stabilire quanto si sta realmente invecchiando e quale sia la corrispondenza tra la propria età anagrafica e l’età biologica.
Conoscere il proprio orologio biologico, entrare nella diagnostica precoce nonché il grado di alterazione dei markers biologici dell’invecchiamento, per elaborare un programma terapeutico e motorio personalizzato, che consentirà di migliorare la funzionalità dei sistemi dell’organismo e di rallentare, entro certi limiti, sono alcuni processi degenerativi legati all’invecchiamento.
Nello specifico
L’esercizio fisico equilibrato può essere considerato una vera e propria terapia.
La proprietà spiccatamente pleiotropiche sarà in grado cioè di andare a incidere contemporaneamente, sia in campo preventivo che terapeutico, su numerosi fattori di rischio o aspetti patologici.
E’ fondamentale analizzare e conoscere approfonditamente gli effetti dell’allenamento sul corpo umano per poter poi applicare la corretta attività fisica.
Da questo emerge la necessità di un check-up, condotto da seri professionisti esperti, che deve prevedere analisi mediche, sportive e psicologiche per elaborare corretti protocolli personalizzati a seconda delle necessità e degli obiettivi da raggiungere.
La prescrizione ottimale è determinata da una valutazione oggettiva:
- dell’anamnesi
- degli esami
- della risposta all’esercizio del soggetto
- dalla misurazioni della frequenza cardiaca (HR)
- della pressione arteriosa (BP)
- dello sforzo percepito (RPE)
- della risposta soggettiva all’esercizio
- dell’elettrocardiogramma (ECG),
- della VO2 misurata indirettamente o direttamente mediante test da sforzo incrementale
- dei parametri di forza stimati con test submassimali.
I protocolli non devono essere messi in pratica in modo rigido, applicando semplicemente calcoli matematici alle misure dei test e alle analisi, ma analizzando a fondo i risultati e incrociando i dati e le conclusioni dei vari specialisti.
La valutazione medica può comprendere:
- Compilazione di questionari
- Anamnesi completa
- Esame fisico
- ECG a riposo a 12 derivazioni
- Pressione del sangue a riposo (anche con variazione di posizioni)
- Analisi del sangue
- Una prova da sforzo graduale con controllo elettrocardiografico
- Accertamenti specifici a seconda delle necessità.
Ruolo e valutazione dell’istruttore
Può comprendere:
- Anamnesi per raccogliere dati e avere informazioni da integrare e confrontare con quelle mediche
- Antropometria e plicometria da integrazione e comparazione di analisi clinica strumentale della composizione corporea e tomografica della bioimpedenza cellulare
- Analisi posturale con semplici sistemi di valutazione globale e analitica solo quando la globalità indica un malfunzionamento
- Esame della funzionalità dell’apparato locomotore e della locomozione con semplici test biomeccanici e di mobilità articolare
- R.O.M. (Range Of Motion) articolari e test di mobilità articolare e funzionalità articolare generali con studio biomeccanico degli esercizi e delle posture in relazione al soggetto
- Test submassimali organici e di forza all’aperto e in palestra per calcolare frequenza cardiaca, consumo di ossigeno, soglie, squilibri muscolari, valori di forza, confronti delle modalità di attivazione nervosa dei diversi muscoli coinvolti nel movimento e monitorare i cambiamenti e miglioramenti.
Conclusioni
La specificità dei test e le varie strumentazioni sono utilizzate a secondo delle necessità individuali per poter applicare al meglio i protocolli di allenamento nel rispetto delle esigenze morfo-bio-strutturali evitando infortuni, sovraccarichi e con il massimo gradimento del soggetto.
Questo si intende per applicazione di protocolli studiati e individualizzati frutto di un attenta analisi dei dati forniti da un check up fatto da esperti nei vari settori.
IMPORTANZA DEI TEST DI FORZA
Per forza muscolare s’intende la capacità di un muscolo singolo o di un gruppo muscolare di vincere una resistenza.
La resistenza può essere costituita dal peso del proprio corpo, da un peso esterno, oppure da una forza che si oppone alla contrazione muscolare.
La fisica ci dice che la Forza è data dall’espressione tra una massa e la sua accelerazione (F=m*a) e che questo evento inneschi una serie di…
…reazioni a catena che dipendono da fattori quali:
- la sincronizzazione delle fibre
- il reclutamento delle unità motorie
- la coordinazione intermuscolare e intramuscolare, che sono parte integrante dell’espressione di forza
- se non la misuriamo, non possiamo classificarla.
Il prof. Carmelo Bosco sosteneva che la classificazione della forza deve avvenire attraverso l’analisi dei due elementi fondamentali che sono:
- il carico (la massa)
- la velocità di esecuzione del gesto motorio (accelerazione)
- a cui va aggiunta l’analisi degli angoli articolari del gesto stesso e lo spostamento ottenuto.
L’identificazione del massimale è un preciso riferimento della quantità di forza esprimibile in un determinato movimento monoarticolare, multiarticolare o di un determinato gruppo muscolare.
Allenare la forza
L’allenamento della forza è importante per migliorare le prestazioni, per raggiungere equilibrio nelle riabilitazioni e riatletizzazioni ed è in grado di contrastare efficacemente la perdita di massa muscolare producendo risposte anaboliche di adattamento non ottenibili con gli allenamenti aerobici .
Stimola, inoltre, la capacità neuro-motoria specifica di reclutamento delle fibre muscolari e questo consente sia un miglioramento dell’output muscolare di forza, sia d’intervenire positivamente nel rallentare i fenomeni di denervazione.
L’inattività con il passare degli anni aumenta il catabolismo proteico, riduce la capacità di reclutamento muscolare e facilita i fenomeni di denervazione conducendo i soggetti a un più rapido declino delle abilità motorie.
Gli allenamenti della forza negli anziani e nei soggetti affetti da sindrome metabolica possono essere eseguiti in totale sicurezza.
Se ben programmati e attraverso stimoli di appropriata intensità si possono produrre guadagni di massa muscolare e di forza comparabili con quelli ottenibili negli individui più giovani.
La valutazione
La valutazione della forza è indispensiabile al fine di poter eseguire un corretto approccio dell’allenamento basato su principi scientifici.
Una corretta valutazione dei livelli di forza permetterà di elaborare un programma terapeutico e motorio personalizzato che consentirà di migliorare:
- la prestazione
- la funzionalità dei sistemi dell’organismo
- di rallentare, entro certi limiti, alcuni processi degenerativi legati all’invecchiamento e alle patologie
La valutazione della forza clinico-funzionale
La valutazione della forza clininico – funzionale è di fondamentale importanza per identificare l’attitudine di un soggetto e per il monitoraggio degli adattamenti fisiologici all’esercizio fisico mettendo in evidenza le aree che necessitano di intervento e le modalità più idonee per attuarlo permette inoltre di impostare i giusti carichi di lavoro .
La coordinazione è importante soprattutto nella valutazione della forza dinamica massimale ed essa sarà sempre legata ad uno specifico movimento perché in parte la forza è un’abilità.
Per questo quando si valuta un movimento va sempre presa in considerazione sia la parte quantitativa (il valore numerico estratto dalla prova) che quella qualitativa (la correttezza del gesto).
Se si elimina dalla valutazione l’attenzione alla correttezza tecnica del gesto si rischia di rendere la prova non valida e inoltre si espone la persona ad infortuni anche gravi.
Cos’è indispensabile per i test (obiettivo – soggetto – test)
- una conoscenza approfondita del gesto ed esperienza nell’applicazione del test
- una corretta valutazione della relazione
- una capacità di osservazione delle fasi dell’esecuzione
- una corretta interpretazione dei dati
- un corretto incrocio dei dati con gli altri test
I test devono analizzare le condizioni di partenza e in itinere.
Per avere efficacia devono essere:
- ATTENDIBILI
- riprodurre ciò che misurano,
- VALIDI
- rispettare il significato predittivo scopo
- OBIETTIVI
- operatori diversi risultati analoghi
- RIPRODUCIBILI
- misurare stessa cosa e condizione
- SPECIFICI
- soggetto e tipo attività
- TECNICI
- mantenere costanti le variabili
Questo è il motivo perchè devono essere effettuati da professionisti che hanno esperienza nell’analisi tecnica del gesto proposto, nella capacità di osservazione delle dinamiche di esecuzione del gesto nonche’ di eventuali compensazioni che potrebbero inficiare il risultato finale.
Le regole per una buona valutazione sono semplici:
- Sapere cosa valutare
- Scegliere il metodo (test) giusto per la valutazione
- Scegliere il mezzo (esercizio) giusto per la valutazione
- archiviare i risultati
- riassumerli sotto forma di grafici per avere una visione d’insieme dei progressi ottenuti
Valutazione dei test di forza:
- Forza funzionale
- appurarando principalmente i muscoli stabilizzatori e fissatori delle articolazioni o di gesti specifici eseguiti in modalità funzionale.
- Forza massima
- Forza esplosiva
- Resistenza alla forza veloce
- Resistenza muscolare
Nello specifico
La forza massima, si esprime quando si muove un carico, il più alto possibile, senza limitazioni di tempo e senza la possibilità di modularne la velocità di spostamento.
Quella esplosiva, anche se in modo improprio, si può definire come la capacità del sistema neuromuscolare di esprimere elevati gradienti di forza nel minor tempo possibile, in modo da imprimere al carico da spostare la maggior velocità possibile.
L‘ esplosivo-elastica, si esprime quando si vuole muovere un carico il più velocemente possibile e il movimento inizia con una fase eccentrica alla quale segue immediatamente quella concentrica
La forza esplosivo-elastico-riflessa, come quella elastica, si esprime in un doppio ciclo stiramento-accorciamento, ma in questo caso di ampiezza limitata e di velocità particolarmente elevata.
La resistenza alla forza veloce non è altro che la capacità di esprimere elevati sviluppi di forza esplosiva ripetuti per tempo relativamente lungo
La resistenza muscolare è la capacità del muscolo di produrre bassi sviluppi di forza prolungati per lungo tempo.
La valutazione può essere in condizione di:
- Forza espressa in situazione statica
- Forza espressa in situazione dinamica – con o senza carico
I metodi di valutazione della forza:
- manuali TMM (test muscolare manuale)
- pratici in palestra a corpo libero o con uso di pesi liberi e macchine
- strumentali basati sui dinamometri , cella di carico, accelerometro, sistemi optoelettronici, videografici, handgrip, pedane
Il presupposto di ogni controllo efficace dell’allenamento è quello di disporre di valori affidabili di test (Bartonietz 1992) :
Valutazione funzionale + Pianificazione dell’allenamento = CONTROLLO DELL’ALLENAMENTO
Test organico e baropodometrico
Come servizio innovativo della corsa per prevenire infortuni e migliorare le performance
Per una corretta programmazione degli allenamenti di tipo organico è di fondamentale importanza effettuare test incrementali che permettano di identificare il punto ZERO (livello di partenza), ricercando:…
- il vo2max;
- le soglie aerobica e anaerobica;
- le frequenze cardiache
- riposo, massimale e recupero
- la pressione arteriosa e le sue variazioni .
Il test
Il test organico combinato, con esame dinamico baropodometrico al tapis roulant, permette di ottenere una valutazione simultanea dei parametri fisiologici:
- dell’appoggio plantare;
- della postura;
- della biomeccanica;
- e valutare i possibili problemi che potrebbero sorgere quando si cammina e/o corre .
Dopo un’attenta anamnesi personale, un analisi degli sport praticati, dei traumi subiti e le operazioni alle articolazioni a cui si è stati sottoposti, si prosegue con la valutazione:
- posturale attraverso test specifici di allineamento;
- flessibilità e forza muscolare degli arti inferiori e del bacino
- in piedi, da fermi o in movimento.
Successivamente viene effettuata una ripresa video su un tapis roulant dotato di sensori sensibili alla pressione.
È importante combinare il test organico all’esame baropodometrico sia con sportivi che con amatori e con chiunque effettua attività organica, compreso i bambini.
Il tapis roulant baropodometrico
Il tapis roulant baropodometrico rivestito di sensori sotto il tappeto di camminamento, consente una accurata analisi delle pressioni plantari.
Rileva la distribuzione del carico a terra durante le fasi della camminata e della corsa in condizione di comfort e di incremento di intensità, esaminando come l’apparato locomotore compie ogni singolo movimento nella sua dinamicità.
L’utilizzo di telecamere sincronizzate consente anche una dettagliata valutazione dell’atteggiamento posturale durante il movimento mettendo in evidenza come si sposa il peso, l’appoggio e i tempi di carico durante la camminata.
Si evidenzia la percentuale di appoggio sull’avampiede e sul retropiede ed eventuali casi di pronazione e supinazione.
Finalità del test
Questo test permette di fare delle valutazioni anatomiche e funzionali del piede e di altri distretti corporei ad esso connessi.
Permette, inoltre, di:
- riscontrare disturbi ortopedici e del sistema muscolo-scheletrico;
- come il piede piatto, il piede cavo, piede supinato e pronato
- una postura errata, ma anche disturbi correlati a patologie organiche e di tipo vascolare.
L’esame si rivela utile prima, dopo e durante la fase riabilitativa.
Il piano di lavoro programmato per l’attività organica, qualsiasi obiettivo si abbia, sottopone le strutture osteomuscolari e articolari a continui sovraccarichi per la ripetitività del gesto atletico;
soprattutto se quest’ultimo non viene eseguito nella maniera corretta o se vengono utilizzate calzature non specifiche.
Se il soggetto non distribuisce in modo corretto il proprio baricentro, le pressioni all’interno del piede e tra un piede e l’altro o se non ha una buona mobilità può provocare danni alle articolazioni.
Il programma seppur basato su test organici precisi sarà del tutto inefficace se non supportato da una corretta analisi baropodometrica, perché può attivare le disfunzioni più comuni di un podista:
- iperpronazione/ipersupinazione
- con conseguenti distorsioni
- tendiniti
- talloniti
- fasciti plantari
- tendinopatie
- gonalgia
L’esame combinato con le altre valutazioni , potrà pertanto fornire elementi importanti riguardo sovraccarichi anatomici e funzionali, idoneità della calzature sportive ed eventualmente delle ortesi plantari testandone l’idoneità.
L’esame baropodometrico eseguito in questa maniera diventa una gait analysis ovvero la valutazione della biomeccanica dell’apparato locomotore.
Conclusioni
Correre con la consapevolezza di farlo nel modo corretto, dal punto di vista della postura e della dinamica, indossando la tipologia di calzatura più idonea, è fondamentale per prevenire gli infortuni e correggere le cause dei propri disturbi.
Tale valutazione ha quindi e soprattutto una funzione preventiva permettendo di poter personalizzare il programma di allenamento, gli esercizi propriocettivi e di stretching dei diversi distretti muscolari in modo funzionale.
In oltre si affina la tecnica, migliorando il passo, evitando lesioni muscolari e osteoarticolari e
Donna: ciclo mestruale e preparazione fisica
Le donne che praticano attività fisica con continuità aumentano, nonostante permanga il gap di genere: secondo il CONI, nel 2016, la differenza maggiore è stata del 22.9% nella fascia d’età tra i 18 e i 19 anni (Centro Studi CONI, 2017).
Il ciclo mestruale è senza dubbio uno dei processi che più differenziano la fisiologia della donna da quella dell’uomo:…
non testimonia solo la corretta funzionalità del sistema riproduttivo, ma spesso viene visto come indice dello stato di salute della donna.
Regolamentazione e controllo
Il suo controllo è regolato da un complesso apparato neuro-endocrino che coinvolge oltre all’ovaio anche sistema nervoso centrale, ipotalamo e adenoipofisi.
Combinare il calendario del ciclo mestruale con quello degli allenamenti o delle competizioni è uno dei problemi che ogni mese assillano l’atleta donna.
I volumi d’allenamento, le richieste estetiche sport-specifiche e lo stress psicologico possono rompere l’equilibrio ormonale nelle atlete d’élite, essenziale per la periodicità del ciclo.
Gli effetti esercizio-indotti sono solitamente reversibili e tendono a ripristinare il rilascio pulsatile di GnRH e delle altre gonadotropine tramite riposo, adeguato apporto calorico e aumento della massa grassa.
I numerosi piani pluriennali di allenamento ad elevata intensità, la specializzazione precoce ed i contesti sportivi incentrati sui risultati possono ledere lo sviluppo psicofisico dell’atleta che, soprattutto in età puberale, è molto delicato.
Le richieste prestative sembrano stressare maggiormente le donne rispetto agli uomini, sia fisicamente che psicologicamente.
Lo stress psicofisico può essere valutato primariamente attraverso l’intensità d’esercizio
Se questa è di livello moderato, ciò si traduce in un rilascio endogeno di endorfine che contribuisce ad attenuare gli aspetti negativi del ciclo, in particolare in fase mestruale.
Le atlete di endurance, le ginnaste e le ballerine sono le sportive più studiate, poichè hanno dimostrato maggiormente un ciclo mestruale alterato.
È stato visto come nelle atlete di endurance, l’esercizio aerobico prolungato induca un innalzamento a breve termine delle concentrazioni di testosterone indipendentemente dalla fase mestruale (O’Leary et al., 2013).
È interessante notare come atlete predisposte geneticamente ad una maggior concentrazione endogena di androgeni tendano a praticare sport in cui questo profilo ormonale comporti una buona performance.
Le ginnaste di alto livello invece presentano alti livelli di cortisolo con abolizione del suo ciclo circadiano e conseguente squilibrio all’interno dell’asse ormonale.
In queste attività, inoltre, è auspicabile una bassa percentuale di massa grassa ed il ridotto introito calorico provoca notevoli variazioni nei livelli di adiponectina, leptina e grelina che il solo esercizio fisico non sarebbe in grado di modificare.
Alti livelli di adiponectina, secreta dal tessuto adiposo, coincidono con un maggior stato infiammatorio ed una ridotta disponibilità energetica.
Esercizio intenso, riduzione della massa corporea e della percentuale di massa grassa tendono a modificare i livelli fisiologici di leptina e grelina.
Nel lungo periodo, la condizione in cui l’assetto ormonale si discosti dai livelli fisiologici può portare ad un menarca ritardato, oligomenorrea, amenorrea o addirittura alla cosiddetta triade dell’atleta donna.
Quest’ultima condizione presenta amenorrea combinata con scarsa disponibilità energetica e densità ossea ridotta.
Diversi studi hanno dimostrato come ci siano numerose conseguenze se questa condizione interessa il lungo periodo:
- aumentato rischio di infortuni muscoloscheletrici;
- fratture da stress;
- profilo lipidico anormale;
- disfunzioni endoteliali;
- perdita irreversibile di massa ossea;
- depressione;
- ansia;
- scarsa autostima;
- aumentata mortalità
Conclusione
Secondo diversi studi, gli sport in cui endurance e composizione corporea predominano c’è un’aumentata predisposizione al rischio.
In queste tipologie di attività, le atlete che presentano disturbi mestruali e ridotta massa grassa adottano strategie alimentari per ridurre l’introito calorico, come l’uso abituale di bevande non caloriche e una dieta incentrata su frutta e verdura (Maïmoun et al., 2014).
Il disturbo mestruale è associato quindi anche ad un disturbo alimentare.
Per quanto riguarda il metabolismo osseo, sono da valutare sia l’entità del disturbo mestruale, sia il carico iterativo sport specifico (Maïmoun et al., 2016).
Com’è noto, l’esercizio fisico incentiva l’attività degli osteoblasti:
- questa tipologia di cellule viene stimolata soprattutto nelle attività in cui c’è un maggior stress meccanico (ginnastica);
- l’attività osteogenica si riduce così in attività come il nuoto e in minor misura nella corsa e nella danza.
Barrack et al. (2010) hanno dimostrato come le atlete di endurance (40%) abbiano una densità ossea più bassa rispetto alle ballerine o alle ginnaste (10%). Inoltre, la carenza di estrogeni peggiora la struttura trabecolare delle ossa meno coinvolte nell’attività praticata.
Le donne presentano quindi un profilo ormonale molto sensibile al livello di allenamento, allo stato nutrizionale e psicologico.
L’importanza dell’idratazione
Lo stato di idratazione è un fattore molto importante, sia per la salute, sia per la prestazione sportiva.
Poiché l’organismo adulto contiene fino al 50-60% d’acqua, tutte le funzioni corporee dipendono dallo stato di idratazione. Infatti, nell’acqua extra- e intra-cellulare sono diluiti e trasportati molti elementi, tra cui grosse molecole e piccoli ioni.
L’acqua è determinante per la regolazione della temperatura corporea, la digestione e il trasporto degli elementi nutrizionali e delle sostanze di rifiuto. Un buono stato di idratazione è basilare per il mantenimento delle cellule, dei tessuti, degli organi, dei sistemi, degli apparati e di tutte le funzioni vitali.
Durante la prestazione sportiva l’organismo viene spinto oltre il limite di normalità. Ciò significa che senza una buona idratazione è impossibile esprimere al massimo le specifiche potenzialità atletiche.
In pratica:
> Stato di Idratazione = > Prestazione > Recupero
< Stato di Idratazione = < Prestazione < Recupero
L’importanza di questa relazione vale soprattutto per:
- Discipline ad alta intensità.
- Discipline di lunga durata.
- Discipline che provocano una sudorazione intensa o soggetti predisposti.
Funzione dell’Acqua e del Sudore
Tralasciando le funzioni vitali esercitate dall’acqua per il corpo umano, soffermiamoci sul ruolo dell’idratazione nella performance sportiva.
Il movimento umano è basato sulla contrazione muscolare; alla fine di questo processo vengono prodotti calore e molecole di rifiuto.
Il trasporto dei nutrienti, dei sali e dei cataboliti si basa sul flusso sanguigno, mentre il calore viene disperso tramite la sudorazione.
Nonostante richiedano entrambi molta acqua, i due processi sono perfettamente in grado di coesistere.
D’altro canto, quando la regolazione termica impegna troppi liquidi, il volume del sangue diminuisce e la funzione di trasporto rimane compromessa lasciando “a secco” i tessuti.
Composizione, Dispersione e Performance
Il sudore è una soluzione idrosalina che contiene prevalentemente acqua, sodio e potassio; in misura inferiore magnesio e cloro. Viene prodotto dalle ghiandole sudoripare a partire dal plasma sanguigno.
La quantità media di sudore dispersa da un organismo in movimento è circa 1,5 litri/ora. D’altro canto, se la temperatura esterna è tale da richiedere un impegno fuori dal comune, l’escrezione può raggiungere i 4-5 litri/ora.
Il sudore non è l’unica via di espulsione dell’acqua; contribuiscono anche la diuresi e (in misura inferiore) la ventilazione polmonare. D’altro canto, il fisico è in grado di reagire alla disidratazione diminuendo la filtrazione renale e aumentando la sete.
La relazione tra perdita di liquidi e prestazione sportiva è molto stretta. Già con una deplezione pari al 2-3% rispetto al peso corporeo avviene un calo importante dei risultati.
Ad esempio, un un uomo adulto che pesa 70kg e perde 1,5-2,0 litri non è in grado di affrontare gli stessi sforzi rispetto al normale.
Migliorare l’Idratazione nello Sport
Non è certo una novità che per contrastare la sudorazione sia necessario bere di più.
In che modo?
Cosa Bere
Specifichiamo fin da subito che le bevande non sono tutte uguali.
Molti credono erroneamente che l’acqua rappresenti la bevanda migliore.
Tale supposizione è facilmente smentibile poiché, come abbiamo già visto, la composizione del sudore è diversa e più ricca rispetto all’acqua.
La bevanda ottimale dovrebbe contenere necessariamente potassio e magnesio.
Può essere prodotta anche a livello casalingo, miscelando vari ingredienti. Tuttavia, in commercio sono disponibili delle ottime formule che contengono tutti i nutrienti più utili.
Certi considerano l’utilizzo degli integratori alimentari idro-salini e/o multi vitaminici un atteggiamento “innaturale”. D’altro canto, analizzando lo sforzo atletico necessario alla maggior parte delle discipline, ci si rende conto che si tratta di attività tutt’altro che naturali (nessuna esclusa).
Gli integratori alimentari non possono certo sostituire una dieta sana ed equilibrata (cibi e bevande), ma consentono di fornire i principi nutrizionali “più critici” senza introdurre altri nutrienti dei quali talvolta non abbiamo bisogno (fibre, molecole antinutrizionali, grassi, proteine, zuccheri ecc).
Inoltre, bisogna considerare un altro fattore importantissimo, cioè il potenziale di assorbimento.
Alcuni pensano che l’acqua sia il liquido più facilmente assorbibile dall’organismo; non è corretto.
Infatti, le mucose assorbono meglio i liquidi a concentrazione isotonica o blandamente ipotonica. Per ottenere questa proprietà sono necessari diversi sali minerali e alcuni carboidrati.
Anche la temperatura è un fattore determinante per l’assorbimento. La bevanda dovrebbe essere molto fresca, facendo attenzione a non esagerare (ghiacciata non va bene!) scongiurando il rischio di crampi addominali, vomito, diarrea ecc.
Quanto Bere?
Può sembrare una banalità ma la risposta è: “né poco, né troppo”.
Bere poco favorisce la disidratazione e bere troppo causa altri problemi altrettanto nocivi.
L’eccesso di liquidi innesca la filtrazione renale. Tale processo richiede l’escrezione di sali minerali, soprattutto sodio e potassio.
Va ricordato che il sodio è generalmente presente in eccesso nella dieta, mentre il potassio in difetto.
Ecco che, nel tentativo di migliorare l’idratazione, bevendo troppa acqua si corre il rischio di peggiorare l’equilibrio salino compromettendo la prestazione sportiva.
Per evitare che ciò accada è sufficiente:
- Ascoltare il senso della sete.
- Bere poco più del volume di liquido espulso col sudore.
- E’ sufficiente praticare una doppia pesata (prima e dopo l’allenamento) per conoscere l’entità della nostra sudorazione e compensarla negli allenamenti futuri.
- Prediligere una bevanda idro-salina.
Per fare un esempio, se dopo un allenamento in palestra viene stimata una perdita di sudore pari a 2 litri, è necessario bere almeno 2,5-3,0 litri di liquido. E’ consigliabile che almeno 1/3 venga costituito da una bevanda idro-salina isotonica.
Quando Bere?
Comprendere quale sia il momento più adatto per bere non è semplice. Teoricamente, bisognerebbe prevenire la disidratazione bevendo molto, sia poco prima che durante l’attività. D’altro canto, entrano in gioco molte variabili di tipo soggettivo.
Non tutti sopportano i liquidi nello stomaco mentre praticano sport. Peraltro, le varie discipline possono risultare molto diverse tra loro.
Bere durante un allenamento di trekking è facile, pratico e presenta pochi effetti collaterali. Lo stesso non si può dire del nuoto di fondo o peggio dell’apnea subacquea profonda (durante la quale si trascorre molto tempo a testa in giù).
Immersi nell’acqua, soprattutto a testa in giù (come avviene nell’assetto costante dell’apnea subacquea profonda), avvengono facilmente: reflusso, rigurgito, nausea ecc.
Per evitare i molti inconvenienti del bere durante lo sport è necessario:
- Bere a piccoli sorsi.
- Prediligere bevande di facile assorbimento.
- Evitare indumenti o imbragature scomodi o stretti.
Altre Considerazioni
Concludiamo rammentando che, oltre ai liquidi, l’attività motoria causa perdite anche di:
Nella scelta della bevanda, soprattutto in caso di attività molto intensa, prolungata e con sedute ravvicinate, è consigliabile prediligere un prodotto ricco di tutte le vitamine, potassio, magnesio, maltodestrine e nutrienti antiossidanti.