Parità dei sessi nello sport

Nello sport esiste la parità dei sessi?


Quando smetteremo di parlare di sport femminile e inizieremo a riconoscere le donne al pari degli uomini anche nello sport, allora si potrà cambiare il tono della domanda.

Lo sport è per tutti ed è di tutti: maschi e femmine, ma è solo un miraggio in Italia!

Nel mondo dello sport italiano ci sono discipline considerate appannaggio esclusivo degli uomini o delle donne…

Un “Report” Istat del 2017 rileva che sport come:

siano più diffusi tra le
donne e

sono scelti invece da pochissime atlete.

In questo Report il 38,5 % degli uomini pratica il calcio contro
l’1,2 % delle donne, il 16,8 % delle donne pratica danza contro il 2 % degli uomini, il 4% degli uomini pratica il volley rispetto all’85% delle donne e così di seguito.

Report articolo parità dei sessi
Foto di Tima Miroshnichenko

Un lavoro del Centro Studi di C.O.N.I. Servizi del 2017, relativo alle caratteristiche demografiche degli atleti e degli Operatori delle Federazioni Sportive Nazionali e delle Discipline Sportive Associate, evidenzia elementi di fortissima differenziazione di genere:

  • le atlete donne erano il 28,2 % contro il 71,8 degli atleti maschi (su 4,7 milioni di tesserati complessivi);
  • tra gli Operatori Sportivi (Istruttori, Allenatori, Dirigenti), 4 su 5 erano di sesso maschile (80,2 % Allenatori, Istruttori, Direttori Sportivi, 81,8 % Ufficiali di Gara e Arbitri, 87,6 % Dirigenti Federali e 84,6 % Dirigenti Societari).

Questi sono i dati ufficiali del 2017, ma nel 2020 i risultati sono diversi, è
aumentata la percentuale delle atlete donne nel calcio, nello sci, nel rugby, ecc., sono aumentate le donne “coach”, le donne “Dirigenti”, insomma è cresciuto il numero delle donne al timone del comando!

Ma non esiste ancora parità!

La storia dello sport della donna, infatti, non è stata ancora scritta in Italia in maniera compiuta.

Donna e sport
Foto di nappy

Un po’ perché la storia dello sport, in generale, si è sempre occupata di questo fenomeno dal punto di vista maschile, ma anche  perché la storia dello sport femminile è stata finora circoscritta, avendo considerato le vicende di qualche atleta illustre, o di qualche disciplina, o di qualche episodio eclatante, senza una visione d’insieme.

È anche mancato il materiale su cui indagare, perché la donna, solo di recente, ha avuto una propria storia, relegata però in quella del costume.

Infine non bisogna dimenticare il contesto in cui ha vissuto per secoli la donna nel nostro Paese, soggetta a pregiudizi di tipo culturale di difficile superamento, condizionata, come negli altri Paesi che si affacciano sul Mediterraneo, dalle sue prerogative di madre e sposa, prerogative che la hanno relegata ad un ruolo secondario della vita civile.

Però all’estero la situazione è migliore, sia perché sono più avanzati gli studi di storia dello sport in generale, sia perché questo fenomeno è entrato nella cultura comune e nel modo di vita quotidiano.

Ora però anche in Italia qualcosa sta cambiando, la dimostrazione è che la
bi-campionessa olimpica di ciclismo Antonella Bellutti si presenterà come sfidante di Giovanni Malagò alle prossime elezioni per la presidenza del CONI

bellutti
Foto di Antonella Bellutti tratta da “il napolista”

Chi lo avrebbe mai detto??!!

Nel lavoro

Nel lavoro esiste la parità dei sessi?

Quando smetteremo di parlare di lavoro “al femminile” e inizieremo a riconoscere le donne al pari degli uomini anche nel lavoro, allora si potrà cambiare il tono della domanda.

Il lavoro è per tutti ed è di tutti: maschi e femmine, ma è solo un miraggio in Italia!

Le donne hanno il 25% in meno di diritti sul lavoro rispetto agli uomini, così afferma il nuovo rapporto “Women, business and the law 2019”, pubblicato dalla Banca Mondiale, nel quale si prendono in considerazione le decisioni economiche e legislative che i Paesi hanno intrapreso negli ultimi 10 anni per migliorare la situazione delle donne nel contesto lavorativo.

Women business and the law

La media mondiale è intorno ai 74 punti: in pratica le donne ricevono un quarto in meno di diritti sul lavoro rispetto agli uomini.

Nel 2018 ci sono sei Paesi che hanno raggiunto il punteggio di 100 nel rapporto della Banca Mondiale:

  • Belgio
  • Danimarca
  • Francia
  • Lettonia
  • Lussemburgo
  • Svezia

Nel 2020 il numero dei Paesi che ha raggiunto il punteggio di 100 è aumentato specialmente nel nord Europa e nel nord America.

Dando uno sguardo in generale alla situazione, si può notare un progresso dal punto di vista del “gender equality” ma esistono diversi Paesi, soprattutto in Africa e Medio Oriente, che non raggiungono nemmeno la metà del punteggio massimo.

Secondo il rapporto, le donne iniziano la propria carriera lavorativa più tardi degli uomini e a 25 anni e la scelta del lavoro per loro è condizionata da tre fattori principali:

  • la sicurezza economica;
  • la possibilità di crescita;
  • l’equilibrio tra il lavoro e la vita privata.

Le politiche economiche di ogni Paese sono state analizzate attraverso alcuni indicatori che prendono in considerazione ogni fase della vita lavorativa della donna:

  • i vincoli sulla libertà di movimento (sia la possibilità di andare concretamente al lavoro, sia la capacità di viaggiare);
  • la valutazione delle leggi e degli strumenti che permettono alle donne di entrare nel mondo del lavoro.
  • il matrimonio;
  • la maternità;
  • la posizione pensionistica delle donne.

L’Italia, in questo contesto ha un punteggio mediamente alto, stabilizzatosi da 4-5 anni al 94,38.

Ma non esiste ancora parità!

L’importanza del ruolo della donna nel mondo del lavoro sembra un fatto ormai pacificamente riconosciuto.

Numerosi sono gli studi che dimostrano come il ruolo femminile, sia in ambito lavorativo, economico, finanziario, sociale e sportivo, abbia
un impatto significativo sullo sviluppo e sulla crescita di un Paese.

In Italia l’impianto normativo esistente sembra garantire una sostanziale parità giuridica per quanto riguarda le regole di accesso al lavoro unitamente alle regole di svolgimento dello stesso e da tempo ci si muove in un’ottica di progressiva eliminazione delle discriminazioni fondate sul genere.

Da lungo tempo si combatte contro le disparità tuttora riscontrabili nella pratica e contro il fenomeno della scarsa partecipazione delle donne al mercato del lavoro.

Disparità sovente riscontrabili in quei contesti ove, a parità di tutele normative, permangono notevoli differenze tra uomini e donne a livello di prospettive di carriera, di qualificazione professionale, di formazione imprenditoriale, di parità di retribuzione.

Tali disparità consentono, purtroppo, di affermare che il cammino sinora percorso è stato contrassegnato da numerosi successi, ma che la strada da percorrere è ancora lunga.

Donne e lavoro
foto di Sora Shimazaki

Occorre quindi adottare ulteriori, nuovi e diversi strumenti per superare, nei fatti, effettive disuguaglianze.

E’ infatti indispensabile che nell’ambito di una collettività si lavori tutti insieme, sia sotto il profilo dei cambiamenti culturali, economici e sportivi, sia sotto il profilo dei cambiamenti materiali.

I cambiamenti di breve respiro, sovente tamponano soltanto un’emergenza, quelli più duraturi si possono realizzare solo con il contributo di tutte e di tutti.

Arriveremo in tempi brevi alla parità tra uomini e donne nello sport e nel mondo del lavoro?

“Proprio giorni fa il Ministro dello Sport Vincenzo Spadafora ha assicurato che a gennaio 2021 il professionismo dello sport femminile sarà legge. Potrebbe essere una svolta importante che rivoluzionerebbe il mondo dello sport anche se conosciamo tutti i tempi e gli imprevisti della politica.

Ad ogni modo in un momento così difficile e confuso per lo sport in generale si comincia ad intravedere una piccola speranza”.

Donne e sport
Maria Benedicta Chigbolu, Ayomide Folorunso, Libania Grenot e Raphaela Lukudo, le quattro atlete italiane che hanno vinto l’oro nella staffetta 4×400 ai Giochi del Mediterraneo a Tarragona il 30 giugno 2018. ANSA/SIMONE FERRARO

La parità di genere è strettamente legata alla giustizia sociale e rappresenta uno degli Obietti cardine dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite per lo sviluppo sostenibile.

L’Agenda 2030 rappresenta un’opportunità importante per unire gli sforzi a livello globale e sviluppare politiche coerenti per il raggiungimento dell’uguaglianza di genere.

di Maurizio Mondoni

Novità

Novità!

Siamo davvero onorati di annunciare,  ai tanti visitatori del nostro blog, che uno dei più stimati professori del mondo sportivo ci ha regalato la possibilità di pubblicare i suoi pensieri, riflessioni o osservazioni.

E’ una grande gioia  confermare che la nostra biblioteca virtuale si arricchirà di articoli firmati dal prof. Maurizio Mondoni.

Maurizio Mondoni. nato a Cremona, è:

Oltre ad essere professore universitario nei corsi di laurea in Scienze motorie e scienze della formazione è collaboratore di diverse testate giornalistiche sportive e riviste specializzate di:

  • Minibasket e di Pallacanestro
  • riviste di didattica
  • Metodologia dell’insegnamento
  • allenamento, di Gioco e Animazione Motoria
  • biomeccanica.

Relatore di numerosi:

Allenatore di squadre di basket maschili e femminili e:

autore di moltissimi libri

Mondoni - io sto con i bambini

Un ringraziamento da tutti noi

Il gradino

Il gradino vuoto: 6^ puntata

Hanno rischiato di saltare quelle Olimpiadi, e sarebbe stato un peccato mortale, perché hanno toccato livelli assoluti, anche dal punto di vista sportivo.

Chi si ricorda, ad esempio, di un giovanotto americano che avrebbe cambiato per sempre il modo di saltare?

di Dino De Angelis

copertina fisiologia movimento

Introduzione alla fisiologia…

del movimento convergente del movimento divergente

Immaginiamo di salire su un meraviglioso veicolo, l’ “ottomobile”, che ci conduce all’interno del nostro corpo.

L’ “ottofisso” ci farebbe percorrere sempre la stessa strada, sicura ma noiosa, l’ “ottomobile”, di cui ci parla Gianni  Rodari nella sua “Grammatica della fantasia”, (Grammatica della fantasia, Gianni Rodari, Giulio Einaudi Editore, 1973), è un otto volante capace di viaggiare su strade principali e viottoli secondari, allargando, così, la viabilità cerebrale…

Iniziamo il nostro viaggio delle emozioni in movimento

Abbiamo due possibili itinerari da seguire, quello sensitivo e quello motorio, entrambi ci dovrebbero condurre al nucleo centrale della creatività.

La superstrada è il midollo spinale che ha due corsie molto ampie attraversate da fibre sensitive e motrici.

Itinerario sensitivo

L’itinerario sensitivo tocca un insieme di località situate più o meno al centro del cervello che prendono il nome di diencefalo.

Questa tappa è consigliata ai tipi sensibili che:

  • ascoltano
  • vedono
  • gustano
  • odorano
  • sentono tutto a pelle.
Ipotalamo

Il percorso è molto emozionante, soprattutto quando si arriva ai gemelli ipotalamo dove si rivivono come in un caleidoscopio, tutte le azioni legate ad un sospiro.

ipotalamo
l’ipotalamo

In questa zona è consigliato procedere lentamente soprattutto per chi ha problemi cardiaci.

I sistemi sensoriali trasformano l’energia fisica in informazione nervosa.

Talamo

Percorrendo la via sensitiva arriveremo in un’area centrale di intenso traffico, il talamo, dove dobbiamo necessariamente rallentare, ci saranno grossi ingorghi, bisogna avere pazienza!

Al talamo arrivano tutte le informazioni provenienti dai nervi sensoriali per essere filtrate, lasciando passare, dopo un attento controllo dei documenti, solo quelle ritenute più importanti da inviare alla corteccia cerebrale.

Il talamo è un guardiano selettivo, non permette inutili intasamenti.

Le sensazioni non in regola, che non interessano, vengono bloccate.

In una notte d’estate in campagna, dopo i primi minuti, non passerà più il ripetuto concerto delle cicale a meno che non si trasformino in coleotteri (beatles) per intonare un pezzo rock.

Questa attenzione selettiva è importante perché il cervello non può seguire contemporaneamente più cose, per cui è necessario un controllo a monte.

cervello

Il passaggio in ogni istante di tutte le sensazioni non ci permetterebbe mai di riposare, gli stimoli sensoriali sarebbero troppi e incontrollabili.

Una volta che le sensazioni  giungono alla corteccia cerebrale, vengono catalogate dopo vari confronti e associazioni.

I sensi

Il talamo è collegato con cinque grosse finestre sempre aperte all’esterno, i sensi:

Queste finestre hanno il potere di far entrare più aria se le lasciamo aperte sul mondo.

Ogni finestra è collegata all’altra mediante sinapsi neuronali.

Se per un motivo o per un altro si chiude una finestra, le altre diventano progressivamente più ampie, l’aumento di dimensione fa arrivare maggiori informazioni alla stazione terminale della corteccia cerebrale che è in grado, così, di organizzare risposte adeguate.

tatto
I bambini ed il tatto

I bambini ciechi sviluppano un raffinato adattamento allargando il senso del tatto, l’aptica è la loro straordinaria capacità di sentire le cose toccandole.

Con questa forma di adattamento i  nostri sensi operano una sorta di sostituzione che determina un nuovo equilibrio. Non è la stessa cosa di quando tutte e cinque le finestre sono aperte, ma l’adeguamento permette comunque di leggere la realtà esterna e di rapportarsi adeguatamente ad essa.

I cinque sensi ogni anno si riuniscono per decidere a chi affidare il governo dello stato sensoriale; fino ad oggi il talamo è  stato sempre eletto a pieni voti, svolge talmente bene il suo lavoro, con ordine e precisione, che non ha avuto  antagonisti.

Secondo alcune fonti spionistiche, ancora poco attendibili, ci sono altri sensi, il sesto e il settimo, di cui non è stata accertata la localizzazione precisa, che vorrebbero ordire un colpo di stato, ma per ora regna la pace dei sensi.

Itinerario motorio

Questo itinerario è adatto ai tipi dinamici, che non stanno mai fermi.

E’ consigliato procedere in fretta per ogni sua tappa, in quanto non ci sono limiti di velocità. 

I sistemi motori trasformano l’informazione nervosa in energia fisica.

Il motoneurone

Per attraversare la fibra nervosa che ti porta all’area cerebrale motoria si deve pagare il pedaggio ad un casellante molto nervoso: il motoneurone, il più irascibile, è quello di tipo alfa, se non hai già pronti gli spiccioli ti trasmette un impulso talmente forte che ti può far sbandare.

L’azione del grande e nevrotico alfa è bilanciata dai motoneuroni gamma che danno informazioni sulla lunghezza delle fibre muscolari.

Un impeto forte che porterebbe ad uno stiramento del muscolo fino alla rottura, viene così ridimensionato.

Il motoneurone che regola l’equilibrio della contrazione e della decontrazione è quello di tipo beta, di grandezza intermedia: bilancia l’impulso degli alfa ed il controllo dei gamma.

motoneurone
Il motoneurone e la contrazione muscolare

L’itinerario motorio è misterioso e vario, adatto ai tipi avventurosi, dalla sua esplorazione possono avviarsi nuovi e imprevedibili movimenti per cui è bene allacciarsi la cintura di sicurezza.

I motoneuroni innervano i singoli muscoli e sono disposti in pool, i pool motoneuronali, veri e propri nuclei motori.

Ogni movimento si realizza sempre in squadra.

Nei circuiti motori più semplici, come nei riflessi spinali, c’è un neurone sensoriale connesso con un motoneurone, la liberazione di un neurotrasmettitore, l’acetilcolina, genera l’energia grazie alla quale il muscolo si contrae.

di Pasquale Iezza

Il gradino

Il gradino vuoto: 5^ puntata

Anno 1968

In questo viaggio nei diritti umani siamo arrivati al 1968.

Prima di andare allo stadio Olimpico di Città del Messico, cerchiamo di capire le contestazioni studentesche avvenute i giorni precedenti le Olimpiadi.

Ah, finalmente ascoltiamo, oltre la musica, anche le parole della canzone di Alberto Cantone, dedicata a Peter Norman, colonna sonora di questo lavoro.

di Dino De Angelis

studente - atleta

Gli studenti-atleti in Italia

La pratica sportiva in Italia non è molto diffusa, tuttavia, se consideriamo i praticanti di tutte le discipline, giungiamo a una cifra piuttosto considerevole.

Il numero di ragazzi in età scolare che pratica sport è così elevato da permettere l’identificazione di una vera e propria tipologia di alunno chiamata “studente-atleta” che, tuttavia, è ancora sconosciuta, se non apertamente ignorata od osteggiata da una parte d’insegnanti…

Chi sono, esattamente, gli studenti-atleti?

Si tratta di ragazzi che praticano sport in maniera agonistica sottoponendosi a numerosi ed estenuanti allenamenti settimanali (spesso anche più di dieci) e che al contempo frequentano la scuola.

Va da sé che, a differenza dei compagni, questi alunni hanno poco tempo a disposizione da dedicare allo studio e spesso sono assenti per via di gare e ritiri con le squadre nazionali. 

Studenti atleti
Foto di Julia M Cameron
Il documento

Nel 2012 la Commissione Europea ha stilato un documento nel quale ha riconosciuto ufficialmente che gli studenti-atleti necessitano di speciali attenzioni psico-educative e pertanto la scuola deve introdurre percorsi specifici che vadano incontro alle loro esigenze.

Soltanto grazie a questo documento in Italia è stato avviato il programma sperimentale “Studenti-Atleti”.

Prevede la stesura di un Progetto Formativo Personalizzato che permette la personalizzazione dell’apprendimento sulle esigenze del singolo alunno, diversificando metodologie, tempi e strumenti.

L’iniziativa è sicuramente lodevole ma non bisogna pensare che sia il punto d’arrivo dell’inclusione dei giovani atleti a scuola.

Il programma, purtroppo, presenta diverse criticità: tre quelle fondamentali.

In primo luogo:

Secondariamente:

  • sebbene il Ministero dell’istruzione (ex MIUR) riconosca apertamente che gli studenti-atleti siano costretti a un numero superiore di assenze a causa di raduni e gare, non viene indicata nessuna soluzione al problema, lasciando l’iniziativa a presidi e insegnanti.

Infine:

  • il procedimento per partecipare al programma è molto lungo e macchinoso.
Ecco i perchè
  • Il ragazzo, di sua iniziativa, deve richiedere alla propria federazione un attestato che assicuri il suo status di atleta di interesse nazionale;
  • la certificazione deve essere presentata presso la segreteria scolastica;
  • la scuola deve compilare ed inviare la richiesta per la partecipazione alla sperimentazione;
  • il Consiglio di classe deve coinvolgere il docente referente dell’area BES (Bisogni educativi speciali) ed individuare un tutor scolastico;
  • per conoscere il referente sportivo deve mettersi in contatto con la federazione di appartenenza;
  • deve provvedere alla stesura del Progetto Formativo Personalizzato e farlo pervenire alla commissione esaminatrice che dovrà approvarlo;
  • per usufruire della piattaforma e-learning messa a disposizione dal Ministero dell’Istruzione, il consiglio di classe deve fare un’ulteriore richiesta.

Tutto ciò deve avvenire in tempi brevissimi (entro ottobre), mentre durante l’anno i docenti coinvolti dovranno partecipare ad una formazione professionale specifica.

Da quanto detto appare evidente come il PFP debba essere visto come un punto di partenza ma sicuramente non d’arrivo.

Innanzitutto, l’attuazione del progetto dovrebbe essere snellita, la partecipazione ampliata alle scuole secondarie di primo grado e andrebbe prevista una soluzione ufficiale per il problema delle assenze.

Infine, l’aspetto più importante è che la sperimentazione non resti tale ma si tramuti in legge.

Conclusioni

Finché ciò non avverrà, continueranno ad esserci disuguaglianze e disparità di trattamento da una scuola all’altra poiché tutto è demandato alla sensibilità e al giudizio personale dei singoli insegnanti che,

nella maggior parte dei casi, considerano lo sport come una disciplina di secondo livello al punto tale da spingere gli alunni ad abbandonare la carriera sportiva.

di Virginia Abbagnale

Trentesimo anno

30 – Trenta

È giunto anche per me l’anno n. 30.

Ho speso questi anni in palestre, campi di calcio, di tennis, di pallacanestro, piscine e piste di atletica leggera con bimbi, ragazzi e adulti, prestando il mio umile servizio di educatore – istruttore e preparatore fisico.

È stato, è e sarà sempre bello poterlo fare fin quando sarò in condizione. 

Quest’anno, più che mai, sento l’esigenza di condividere con tutti i miei amici e chi segue il mio blog, l’inizio del nuovo anno sportivo.

Dopo tanti campionati vissuti con lo Scafati basket, sarò il preparatore fisico della Virtus Arechi Salerno società che con la sua professionalità, organizzazione, serietà e voglia di crescere è riuscita a darmi i giusti stimoli e la giusta adrenalina.

Allenare i miei atleti  mi rende sempre più voglioso di programmare, sperimentare e rendere i loro allenamenti quanto più efficienti e funzionali possibili.

Ancora una volta  è ora di scendere in campo . 

Il gradino

Il gradino vuoto: parte 4^

Si avvicina il momento dell’aggancio con il tema del nostro blog

Tizano Megaro

Ancora una tappa nel lungo cammino per il riconoscimento dei diritti umani (anche attraverso lo sport).

Anche nella musica esistevano varie forme di espressione nei confronti della questione razziale.

Ci sono differenze tra la musica di protesta bianca e quella nera? Il problema si può dire risolto ai giorni nostri?

di Dino De Angelis

Il gradino

Il gradino vuoto: 3^ puntata

Musica e contestazione.

I leader della battaglia in favore dei diritti umani sapevano usare parole forti e incisive.

Alcune di quelle parole finirono poi dentro le canzoni a loro dedicate.

come si evince dall’immagine di copertina tutta la storia porterà a spiegare i collegamenti tra i diritti umani e una finale olimpica di atletica leggera

Tiziano Megaro

di Dino De Angelis

Sport e scuola

Sport e scuola

Come lo sport, a livello agonistico, può convivere con la scuola. 

L’attività motoria rappresenta un elemento fondamentale della crescita psico-fisica dei più piccoli, nonché uno strumento primario per la tutela della salute dei giovani e meno giovani.

Tra i suo tanti benefici, aiuta a dosare l’energia e liberare la fantasia, maturando l’importanza dell’osservare gli altri e ad interagire con le differenze.

Le attività motorie e sportive,…

…in tal senso, possono contribuire allo sviluppo dell’autonomia personale e, parallelamente, alla formazione di una coscienza civica, in grado di influire sugli stili di vita con interventi educativi.

Equilibrio

Durante la mia carriera sportiva ho conosciuto molti ragazzi e ragazze che spesso non riescono a calibrare la propria vita tra la sfera sportiva e quella scolastica.

Sviluppano emozioni contrastanti:

  • gioia
  • soddisfazione
  • entusiasmo

ma anche:

  • sensi di colpa
  • di inadeguatezza
  • autosvalutazione di sé.

Purtroppo, ancora oggi, l’annosa rivalità tra i risultati sportivi e quelli scolastici è all’ordine del giorno.

Non è certo un limite il conseguire risultati in campo sportivo, semmai una risorsa.

Quest’ultima incide molto negli adolescenti che con fatica riescono ad avere fiducia delle proprie potenzialità e credere in se stessi.

Fiducia

Lo sport e la scuola sono le due colonne portanti per la costruzione di un individuo.

Gli ottimi risultati ottenuti da entrambi non possono far altro che accrescere la sua autostima giorno per giorno ma, in egual modo, qualora dovessero presentarsi delle difficoltà, questo potrebbe scaturire una condizione di malessere e di disagio psicologico

Un esempio

avere molti compiti spesso comporta a rinunciare ad una competizione importante oppure è la partecipazione ad un evento sportivo che può far tralasciare lo studio.

Il successo e il fallimento sono i principali elementi che alimentano lo sviluppo del Sé, la formazione dell’ identità personale.

Le ricerche

Numerose ricerche evidenziano che tanti bambini/e e ragazzi/e, che a scuola riportano delle difficoltà più o meno riconosciute, come un disturbo dell’apprendimento oppure la difficoltà di concentrazione, spesso trovano nello sport un aiuto e una sana alternativa che possa agevolarli nel campo scolastico.

Una ricerca del 2014 presso l’Harvard Medical School di Boston, in collaborazione con il Dana-Farber Cancer Institute, ha rilevato che appena il 54% delle scuole prevede lo svolgimento di attività motoria extracurricolare e solo 1 scuola su 3 ha coinvolto i genitori in iniziative favorenti una corretta alimentazione e l’attività motoria.

È molto importante offrire proposte operative finalizzate a sensibilizzare, sia gli alunni, sia le famiglie all’importanza del movimento e delle attività motorie per la crescita e la salute.

In termini scientifici, è importante stimolare attraverso la pratica sportiva la sintesi di una molecola neuroprotettiva (irisina) che potenzia le funzioni cognitive.

È una molecola scoperta recentemente prodotta dal muscolo scheletrico durante l’esercizio fisico, spiegando gli effetti positivi dell’esercizio sul metabolismo dell’organismo in toto, che riduce la probabilità dell’insorgenza di malattie metaboliche, quali il diabete mellito, l’obesità e la sindrome metabolica.

Bisogna imparare a non mettere sempre a confronto scuola e sport, ma farle sussistere in un reciproco rapporto di compresenza.

Conclusione

I genitori, attraverso la loro educazione, devono trasmettere questo valore ai loro figli e aiutarli nell’organizzazione della loro giornata, sia scolastica che sportiva, dando un valore equiparato ad entrambe le discipline, senza mai influenzarlo o condizionarlo, bensì guidarlo nelle scelte.

scuola
sport bimbi

In conclusione, credo che sia necessario stimolare nel ragazzo/a un’idea di “auto-esigenza”, cioè cercare di dare sempre il meglio di sé stessi, sapersi organizzare e, se necessario,  fare piccoli sacrifici per raggiungere i propri obiettivi.

In questo modo accresce nel ragazzo la responsabilità delle proprie scelte e avere la maturità necessaria per affrontare le difficoltà, nel caso in cui dovessero presentarsi, senza ricorrere ad alibi morale o l’intervento di un adulto. 

di Francesco Callipo

Il gradino

Il gradino vuoto: 2^ puntata

Il nostro pullman ci porta oggi in giro per il Sud degli Stati Uniti.

Scopriremo quanto costa il prezzo della libertà, e quanti sono quelli che tentano, con ogni mezzo, di impedire che essa possa essere uguale per tutti.

Alcuni di loro hanno strani cappucci e vanno in giro con croci infuocate e tanto, tantissimo odio.

Chi sono, e perchè lo fanno?

di Dino De Angelis

Rassegan stampa

Rassegna stampa

Lo storyteller potentino e le olimpiadi del ’68

Questa mattina sui giornali la presentazione del nuovo format ideato dal nostro Dino De Angelis che, come annunciato, ci donerà, secondo la filosofia della nostra piattaforma, in modo totalmente gratuito.

Ciò che dobbiamo fare è dedicargli qualche minuto del nostro tempo e, magari, condividendo, quando e se vorrete.

Domani ed ogni giovedi, per un totale di 10 settimane, una puntata di 7 – 8 minuti del racconto “il gradino vuoto”.

Il gradino

Il gradino vuoto

Introduzione

Come annunciato vi lasciamo il promo – video del racconto a puntate di Dino De Angelis.

Il consiglio è di perdere qualche minuto perché ne vale davvero la pena.

Si raccolgono pareri.
E’ l’unico modo per migliorarsi.

Ogni giovedì su trainingconcept.it

Promo – video

Il gradino

Un piccolo contributo

Il Gradino Vuoto

Con Tiziano abbiamo lavorato a diversi progetti che vanno dallo sport alla scuola, dalla cultura alla formazione. Per questa ragione abbiamo pensato di far transitare questo mio piccolo progetto di narrazione sulle pagine del suo nuovo blog.

Perché alla fine è sempre di sport che si tratta.

Ho cercato di spiegare le ragioni del gesto di due sportivi che è una delle cose più forti di questo secolo.

Soltanto che quel gesto che si consuma dentro una pista di atletica leggera durante la finale di un’olimpiade ma non è un’impresa sportiva.

È qualcosa che va molto oltre….

…Ci sono molte cose che sono veicolate attraverso il mondo dello sport, che spesso è stata vetrina di fenomeni sociali che hanno riguardato delle cose essenziali delle nostre vite, come la libertà, l’eguaglianza, i diritti umani.

È di queste cose che parleremo in questi video a puntate, una volta alla settimana.

E come sempre grazie a Tiziano per ospitare una cosa piccola, fatta artigianalmente, ma con il cuore, come si fanno le cose semplici e vere.

E grazie ad un cantautore trevigiano, Alberto Cantone, che con una sua canzone (meravigliosa) ha messo in moto tutto quello che vedrete.

Copertina dell’album di Alberto Cantone: Breve Danzò il Novecento

Ci vediamo il giovedì su www.trainingconcept.it

E fateci sapere cosa ne pensate.

“Le cose condivise hanno più sapore”.

Domani seguirà un promo – video. A presto.

Dino De Angelis

Novità

Avviso: nuova iniziativa

È naturale ammirare più le cose nuove che le cose grandi. (Lucio Anneo Seneca)

Sentiamo la vicinanza di chi ci segue e c’incoraggia a continuare, nonostante i grandi sacrifici, condividendo lo spirito della piattaforma.

E allora, dopo il libro a puntate del prof. Pasquale Iezza che ci ha gentilmente donato e che continueremo a pubblicare, siamo pronti per una nuova ed emozionante avventura che metteremo a disposizione di tutti…

Regalo
Foto di Anthony Shkraba

Tra brevissimo daremo maggiori informazioni.

Continuare a seguirci è l’unico modo per tenere in vita questa iniziativa da me pensata e condivisa da tutti coloro che mi stanno dando una mano.

Riunione tecnicaRiunione tecnica

Funzionalità di una riunione tecnica…

…tra staff e giocatori

L’argomento che il nostro coach, Sergio Luise, tratterà fa parte di un aspetto del lavoro di allenatore professionista che meriterebbe diversi approfondimenti, ognuno dei quali potrebbe essere il principale tema di
successivi articoli.

Sergio dice che:…

“Si potrebbe, infatti, riflettere sull’effettiva funzionalità di trasmettere ai giocatori i report tecnici della squadra avversaria, cosa trasmettere,
quando trasmettere e ovviamente come trasmetterli”.

La mia opinione

A volte si attribuisce troppa importanza, da parte di noi allenatori, alla condivisione con i giocatori di ciò che fanno gli altri.

Già nell’organizzazione della settimana durante la pre-season diverso spazio viene riservato a quelle che noi chiamiamo riunioni tecniche, ovvero, lo sharing di clips, prontamente realizzate dallo staff, alla squadra.

Clips che possono essere di natura diversa:

  • degli allenamenti;
  • della propria squadra durante una partita;
  • individuali dei propri giocatori;
  • individuali riferite alla squadra avversaria.
Condivisione clip

Sono proprio quest’ultime che permettono ai propri giocatori di conoscere il più possibile degli avversari, sia dal punto di vista tecnico che tattico.

Ogni stagione, nel programmare il lavoro settimanale, mi faccio alcune domande:

  • cosa facciamo vedere alla nostra squadra degli avversari?
  • In che momento della settimana?
  • Quanto tempo dedicare a cosa fanno gli altri?
  • Cosa voglio che memorizzino da utilizzare durante una partita?

Non si hanno risposte univoche

  1. Dipende dal tipo di roster che si ha a disposizione;
  2. Dal livello di conoscenza della pallacanestro dei propri giocatori
    • (magari una squadra esperta riconosce più facilmente le situazioni di gioco);
  3. dal vissuto insieme della propria squadra
    • (una squadra nuova ha probabilmente più bisogno di lavorare sulle proprie situazioni).

Ci sarebbe, appunto, da scrivere diversi articoli per esprimere meglio i vari punti di vista!

Idea su come agevolare la memorizzazione delle situazioni di gioco d’attacco della squadra avversaria.

Il grosso del lavoro è ovviamente svolto dallo staff nei giorni precedenti, spesso anche nella settimana precedente, rispetto al momento in cui si decide di esporlo alla squadra.

Dopo aver analizzato diverse partite, si esegue lo scout dei giochi degli avversari, si opera dello screening e si decide cosa proporre.

Normalmente è la seconda parte della settimana il momento in cui vengono trasferite le informazioni, anche se personalmente, preferisco, dalle primissime ore di allenamento, estrapolare un paio di situazioni di attacco degli avversari e lavorarci su

(in questa fase parliamo di lavori a secco, arrivando al massimo al 2 vs 2, senza specificare le chiamate o l’intera esecuzione del gioco!).

In pratica si lavora su PRINCIPI.

Foto di Mídia
Entriamo, ora, nel vivo del trasferimento delle informazioni ai giocatori

Ogni allenatore, ogni staff tecnico, ha un suo modus operandi, per me, come dicevo prima, molto dipende anche dal tipo di squadra che si sta allenando.

Primo momento

Preferisco, a metà settimana, lavorare in maniera analitica (non oltre il 4 vs 4) “spezzettando” i giochi avversari e focalizzando l’attenzione dei miei giocatori solo sul movimento:

Pick & roll
Pick & roll – May 3, 2015; Oakland, CA, USA; Golden State Warriors forward Draymond Green (23) sets a screen on Memphis Grizzlies forward Tony Allen (9) as guard Klay Thompson (11) dribbles the ball during the first quarter in game one of the second round of the NBA Playoffs at Oracle Arena. Mandatory Credit: Cary Edmondson-USA TODAY Sports

mostrando loro come si arriva alla situazione tattica.

Mi piace, se le condizioni lo permettono, mostrare con le clips quello che poi andremo a proporre sul campo.

Non chiedo loro di memorizzare la chiamata, né tutta l’esecuzione, ma chiedo la massima attenzione sulle nostre scelte tattiche riguardo all’obiettivo del gioco.

Se voglio fare più riunioni video alla settimana, preferisco siano molto brevi, obiettivo memoria visiva!

Secondo momento

Avvicinandoci al giorno della partita mostreremo loro i giochi scelti in maniera completa, tutta la loro esecuzione e il loro sviluppo.

La riunione sarà più lunga, può anche presentare giochi non provati precedentemente, enfatizzando però sempre l’obiettivo del movimento offensivo.

Sul campo lavoreremo 5 vs 5.

Tutti i giocatori proveranno attacco e difesa, mostrando le varie opzioni del set offensivo.

Rinforzeremo le nostre scelte anche facendo riferimento alle caratteristiche individuali degli avversari, dando gli accoppiamenti.

In questo caso si chiederà al giocatore di memorizzare anche la chiamata.

Di quanti giochi?

Avendo lavorato molto per obiettivi durante la settimana non voglio siano troppe le chiamate da ricordare,

preferisco un maggior sforzo circa il riconoscere la situazione di attacco e quindi operare la scelta difensiva allenata!

In ogni caso, dalla prima riunione incentrata sui giochi avversari, si fornisce anche del materiale in cui vengono disegnati i movimenti avversari, oltre a ritrovarli nello spogliatoio affissi nelle varie bacheche.

Conclusione

All’inizio della mia carriera l’unico metodo era distribuire del materiale cartaceo, dove oltre i disegni vi erano anche spiegazioni circa le varie scelte.

Ora si utilizzano applicazioni, software, che permettono lo sharing dei montaggi video (lavoriamo sempre di più con giovani abituati più a vedere che a leggere.. è fondamentale adeguarsi!).

Questa è solo una proposta di lavoro.

Proposta da modellare sulle qualità degli avversari e soprattutto sulle capacità della propria squadra, ma mi piacerebbe, invero,

Condividere riflessioni
Foto di Amine M’Siouri

suscitare delle riflessioni su quanto sia utile il mostrare ciò che fanno gli altri, su quale aspetto tecnico/tattico mettere maggior attenzione (magari più spazio alle caratteristiche individuali?!) e su quanto tempo della nostra settimana dedicargli.

di Sergio Luise

Movimento divergente e convergente

Movimento convergente e movimento divergente

Come per il pensiero anche per il movimento si può parlare di “movimento convergente” e di “movimento divergente” perché l’atto motorio è un evento cognitivo.

Il movimento divergente

E’ il movimento che non deriva da una precisa ripartizione temporale esterna:…

  • uno spezzettamento in esercizi cadenzati in due, quattro e otto tempi;
  • una successione precisa di azioni divise da eseguire a ritmi regolari con un esperto da imitare a specchio;
  • è un movimento libero, spontaneo, nel quale la motricità non perde mai la sua originalità e la sua spinta emotiva.

Fa emergere il nostro potenziale creativo e favorisce l’integrazione armoniosa con se stessi e la relazione con gli altri. 

Creativo

Per movimento divergente intendo indicare un movimento che implica fluidità, flessibilità e originalità, mantenendosi quando più possibile naturale ed elastico.

Il movimento convergente

Il “movimento convergente”, invece, è caratterizzato dalla riproduzione di prassi e meccanismi motori precedentemente acquisiti e dell’adattamento, più o meno meccanico, di queste a nuove situazioni.

Come per il pensiero così pure per il movimento è bene che si esplorino dei circuiti nuovi, allontanandosi da quelli noti in modo che ci sia la completa realizzazione delle possibilità espressive dell’individuo.

Dico volutamente possibilità e non potenzialità:

perché la potenzialità mi ricorda un rapporto di forza, di produttività, di legame, di mancanza di libertà.

Differenze tra movimento divergente e convergente

Il movimento divergente è un processo flessibile, è una personale modalità di interazione dell’interno con l’esterno, le parole che si associano ad esso sono:

  • elasticità;
  • scioltezza;
  • leggerezza;
  • curiosità;
  • novità;
  • la chiave della sua messa in moto è la creatività.
Creatività
Foto di Gustavo Fring

E’ un viaggio verso l’ignoto, un ignoto che però è più vicino di quanto si possa pensare, ci appartiene, sta dentro ognuno di noi.

Il movimento convergente è un processo schematico e le parole che si associano ad esso sono:

  • rigidità
  • pesantezza
  • indifferenza
  • ripetizione
  • la chiave della sua messa in moto è l’automatismo.

Ogni forma di educazione motoria ha la sua importanza.

Con i movimenti convergenti si arriva a padroneggiare precise azioni tecniche che sono poi applicabili alle discipline sportive, basti pensare ai fondamentali.

Con i movimenti divergenti si stimola l’aspetto creativo proprio di ogni persona permettendo così una più consapevole ed attiva integrazione del corpo con la mente e le emozioni, obiettivo principale della didattica enattiva.

Lasciare il corpo libero di esplorare tutte le possibilità del movimento, di trovare attraverso spontanee prove ed errori l’adattamento migliore, l’aggiustamento globale adeguato, è necessario.

Questo permette ai bambini di esplorare strade che nessuno prima aveva tracciato e di progredire:

  • a livello cognitivo (flessibilità e creatività del pensiero)
  • a livello motorio (movimenti nuovi e coordinati). 
Libera esplorazione

La libera esplorazione è una risposta del proprio corpo agli stimoli dell’ambiente.

Si sperimenta il modo in cui gli oggetti entrano in rapporto tra loro e già in questa fase si ha subito creatività perché ognuno vede e sperimenta le relazioni in modo diverso ed originale rispetto ad un altro:

è fondamentale partire dal movimento spontaneo come è pure importante educare al rispetto dello spazio motorio dell’altro.

Con i bambini bisogna sollecitare soprattutto situazioni di libera esplorazione inserendo il lavoro percettivo nei tempi giusti e con modalità ludiche.

Come agevolare il movimento divergente
MOVIMENTO CONVERGENTEMOVIMENTO DIVERGENTE
E’ meccanico, con tempi cadenzati e formule fisseE’ spontaneo, non è riducibile a tempi e a formule
Implica una successione precisa di azioni a ritmi regolariImplica una successione libera di azioni a ritmi diversi
E’ organizzato,  razionale, schematicoE’ naturale, emotivo, autentico
Permette di padroneggiare le azioni tecnichePermette di esplorare la creatività
Il mondo interno è separato dal mondo esternoIl mondo interno è unito al mondo esterno

La formazione di un clima che favorisca la massima naturalezza e il contatto con la creatività, in cui poter essere se stessi senza obblighi, è il modo giusto per agevolare il movimento divergente.

Möbius_strip
Un nastro di Möbius di carta da wikipedia

Il movimento divergente può essere pensato come il Nastro di Möbius, che ha una sola faccia senza un lato superiore ed uno inferiore, senza una  demarcazione tra interno ed esterno.

Il movimento convergente, invece, ha il tipo di superficie che siamo abituati a vedere, quella con due facce staccate, una davanti e l’altra dietro, per cui è possibile percorrerne una senza mai raggiungere l’altra se non attraversando il bordo che le unisce.

Conclusione

Il movimento divergente ha un’unica faccia e non ha bordi né punti di separazione, il dentro e il fuori sono sempre collegati.

Il corpo è il luogo fisico attraverso cui si concretizzano il pensiero e le emozioni. La nostra mente è in dialogo continuo con ogni tessuto del suo corpo.

di Pasquale Iezza

Il senso di una sconfitta

Il senso di una sconfitta

Hai presente il primo allenamento della settimana dopo che la domenica hai perso una partita?

Osserva bene i giocatori quando entrano in palestra.

Ciascuno ha la sua reazione, questo è chiaro. Ma se stai attento ai loro sguardi, potrai notare una di queste due reazioni:

  • La prima è di frustrazione, questo atteggiamento riguarda quelli che magari avevano un certo grado di aspettative sulla partita.
    • Il loro sguardo è basso, il morale pure, sembrano cani bastonati.
  • La seconda reazione è di rabbia, e riguarda la maggior parte.
    • Non vedono l’ora che si giochi di nuovo, perché hanno dentro di loro il sacro fuoco della vendetta (sportiva, s’intende), e desiderano dimostrare che la sconfitta della domenica precedente era solo un episodio e vogliono riscattarsi. 
rivincita
Il significato della sconfitta sta tutto dentro questa parola: riscatto.

Riscatto è un termine che ha a che fare direttamente con la motivazione, ovvero quella cosa che, da sola, è in grado di spostare montagne. Non c’è spinta più forte di questa, per migliorarsi.

Riscatto è una parola di fuoco. Contiene ogni elemento che è in grado di spingere i propri sforzi ad un livello inimmaginabile di prestazione.

Se un giocatore potesse attingere a questa forza anche dopo aver vinto, beh, nel mondo ci sarebbero tanti Kobe Bryant.

E invece di gente così ne nasce una ogni cinquant’anni.

E qui entriamo nella parte opposta del discorso:

gli atteggiamenti inconsci determinati da una vittoria.

È rarissimo che un giocatore che abbia vinto una o più partite di fila, abbia quella rabbia agonistica, quella giusta energia mentale (è di questo che stiamo parlando se non si è ancora capito) per affrontare la preparazione settimanale con lo spirito di chi chiede a sé stesso di arrivare sempre un passo avanti.

Certo, dirai, la vittoria ti regala una cosa impagabile, che consiste in quella sicurezza, quella freddezza e quella confidenza che danno maggiore fiducia nei propri mezzi, e che forse, se hai accumulato “self confidence”, quando la partita si fa decisiva, forse avrai anche un piccolo vantaggio nei confronti di chi, suo malgrado, ha più paura di rivedere il mostro, di chi teme che dentro quel baratro si possa sprofondare, una volta ancora.

Prendiamo il tennis.

Altro sport con una spiccata connotazione mentale.

Non ho le statistiche aggiornate, ma giurerei che, in un match con valori che sono pressappoco equivalenti da un punto di vista tecnico, il giocatore che vince il primo set, il 50% delle volte perde il secondo, e la ragione sta sempre dentro quelle due paroline magiche: motivazione e senso di riscatto.

Il giocatore che ha appena portato a casa la prima partita subisce un inconscio calo di tensione, una specie di impulsivo appagamento, mentre il giocatore che ha perso il primo set è costretto a raddoppiare gli sforzi per restare in partita.

Unisci magicamente questi elementi e il gioco è bello che fatto.

Uno a uno e palla a centro.

Non so se esiste una ricetta per evitare cali di tensione in caso di vittoria né per escludere quel senso di insicurezza che deriva da una sconfitta.

So però di sicuro che la sconfitta aiuta, eccome, a ripartire meglio, a farsi più domande, a indagare meglio sulla preparazione, a mettere in campo più energie, più attenzione per evitare il ripetersi di questo evento.

E tutto questo porta ad un innalzamento della preparazione finalizzata alla performance che coinvolge tutti: giocatori, staff, società.

Uno dei possibili rimedi sarebbe riuscire ad azzerare ogni contraccolpo psicologico derivante dal risultato e concentrarsi invece solo sulla prestazione.

Questa è l’unica àncora di salvezza per restare concentrati sul mezzo (allenarsi al meglio) e non sul fine (risultato). Ma è obiettivamente una cosa assai difficile da fare, per il cervello.

squadra che si allena

Non a caso, nel periodo in cui ho avuto il piacere di allenare, ripetevo spesso

che una squadra vincente è quella che si allena sempre con lo spirito di una squadra che ha perso“.

Ma dentro di me sapevo che dei semplici concetti non si tramutano in azione per il solo fatto di enunciarli.

di Dino De Angelis

Passaggio

Gesto tecnico – forza – lettura

In questi giorni ci stiamo beando delle immagini che provengono da oltre oceano, fortunatamente la NBA e la WNBA sono riprese e ci stanno fornendo milioni di spunti oltre alla visione di partite spettacolari nonostante la mancanza degli spettatori, che in arene come quelle americane sicuramente rappresentano un valore aggiunto.

Prendo spunto…

non dalle clips spettacolari di LeBron o di Doncic e via dicendo ma da due rimesse che avevano una esecuzione simile ma che non sono andate entrambe a buon fine.

Le stesse rimesse laterali
Rimessa laterale
Rimessa laterale da basketcoach.net

Stesse rimesse laterali, con lo stesso scopo, quello di liberare il tiratore vicino il lato della rimessa ed, in ultima ipotesi, avere la forza e la capacità di vedere l’uomo che era libero vicino la linea laterale opposta.

I Raptors riescono nel capolavoro, il passatore riesce a vedere l’uomo libero dal lato opposto, che a 5 decimi di secondo tira e segna da 3 punti ribaltando il risultato.

Kawhi Leonard - 2019  Credit Foto Getty Images
Kawhi Leonard – 2019 Credit Foto Getty Images
Nello specifico

Se ci soffermiamo su questa situazione ci possono essere tantissime cosa da sottolineare, un milioni di particolari, ma mi fermo al “semplice” gesto del passaggio da una linea laterale all’altra, tralasciando l’aspetto che chi ha tirato lo ha fatto in 5 decimi di secondo!!!

Quel passaggio racchiude: gesto tecnico, forza e lettura mentre i compagni si muovevano.

E’ ovvio che chi è un giocatore della NBA sa passare la palla nel modo giusto.

Mi aggancio ad uno dei tormentoni di coach Andrea Capobianco che giustamente afferma:

“ dire passa la palla bene ad un giocatore non significa nulla”.

Insegnare ad un giocatore come si passa la palla e soffermarsi su quale tipo di passaggio deve fare in base alla situazione di gioco ovviamente non è un male.

Nel caso della rimessa dei Raptors era un passaggio lob.

Mi chiedo tutti i nostri giocatori sanno veramente come si effettua un tale passaggio?

Per effettuare un tale passaggio ci vuole:

  • la tecnica
  • la forza, che deve essere tale da far arrivare la palla velocemente da un lato all’altro del campo in maniera precisa, con un Big man messo volutamente dalla panchina avversaria ad ostacolarne la visione ed il passaggio.
  • la lettura, bisogna “leggere” la situazione

nel caso che esaminiamo si deve leggere il tutto, in pochissimo tempo, per effettuare la rimessa ed effettuare un tiro a 5 decimi di secondo.

La lettura del gioco

E’ un aspetto molto complesso, che ci porta ad una discussione infinita.

Di solito in palestra lo stimolo esterno che hanno i nostri ragazzi è principalmente la nostra voce, che dopo un po’ puo’ stancare, ed allora:

perché non trovare altri stimoli da inserire durante i nostri allenamenti.

Coach Massimo Antonelli di Tam Tam Basket usa la musica per migliorare il gesto tecnico dei ragazzi, ma esistono altri strumenti per migliorare i nostri ragazzi.

In questi giorni ho visto un lavoro eccellente creato da Coach Massimo Riga che attraverso le luci, i colori, l’uso di cartelloni cerca di dare un approccio differente al lavoro in palestra.

Massimo Riga
Massimo Riga con la maglia della nazionale italiana

Senza gridare:

tieni la testa alta

usa delle lampade che rispondono a certi impulsi.

Posizionati in base al lavoro che intende effettuare danno la possibilità di non dover più gridare “testa alta”, oppure “passa la palla”.

(situazione tipica: il coach dice “passa la palla”, ovviamente lo sente anche l’avversario, e la palla viene rubata).

Usando stimoli diversi, i ragazzi reagiscono a questi stimoli ed il coach lavora, insieme al ragazzo, sul gesto tecnico.

Conclusione

Guardo – sento – leggo, dove, però, la lettura è frutto di un impulso non indotto dal coach ma è una reazione che il giocatore ha, vedendo quello che succede in campo.

Tornando alla rimessa Raptors tutti i giocatori vicino alla palla sono fermati dai cambi difensivi degli avversari mentre la luce si accende lontano dalla palla,

“ed io la vedo perché mi sono allenato a vederla”.

di Massimiliano Palmisani