Seconda parte
(questo è il link alla prima parte “creare uno staff e lavorarci assieme”)
E’ il momento di entrare nell’ambito delle dinamiche collaborative all’interno dello staff nei vari periodi dell’anno.
Fare la squadra
Su ogni obiettivo di “mercato” cerco di incrociare informazioni, valutazioni (frutto di esperienze sul campo o di scouting video approfondito) ed idee con i miei assistenti per quanto riguarda la parte tecnica e col mio preparatore per gli aspetti fisico-atletici.
Studiare il gioco della squadra ed impostare il precampionato
Centrati gli obiettivi si passa ad una fase estremamente approfondita di conoscenza delle caratteristiche tecniche dei giocatori che formeranno la squadra.
Laddove possibile, per ogni giocatore, cerco col mio staff di scoutizzare più di un’annata e di individuare tutte quelle soluzioni che, inserite in un contesto collettivo, possano esaltarne le prestazioni individuali.
Sempre attraverso la collaborazione di tutti si fanno le scelte relative agli attacchi da utilizzare, ai concetti difensivi e, più in generale, alle regole che dovranno diventare patrimonio della squadra.
Quello che nasce in questa fase va comunque testato sul campo e non bisogna esitare a tornare sui propri passi nel caso ci si accorga che qualcosa è migliorabile o addirittura sbagliata.
Contestualmente si lavora per organizzare il precampionato.
Con l’intero staff:
- decidiamo quanti giorni prima delle gare ufficiali iniziare,
- stabiliamo l’alternanza di lavoro tacnico-fisico,
- i lavori congiunti e i giorni di riposo,
- determiniamo i carichi di lavoro legandoli agli obiettivi tecnici stabiliti col club,
- con gli assistenti programmo le date delle gare amichevoli,
- stabiliamo gli obiettivi tecnico tattici dell’intero periodo e quelli settimanali
- inserendoli in una logica di compatibilità col lavoro fisico.
A proposito dei carichi di lavoro vorrei focalizzare un aspetto che differenzia di tanto la realtà del basket attuale da quella di ieri.
E’ innegabile che aumentare i carichi in certi periodi del precampionato possa inficiare il rendimento tecnico in alcune partite amichevoli ed a volte si rischia davvero di avere la squadra talmente “imballata” da subire sonore lezioni.
Questo ieri rappresentava un fattore di minimo rischio mentre oggi, nell’era del tutto e subito, può aprire profonde lacerazioni nel rapporto tra allenatore e club.
Io credo che il coach debba avere ben chiaro quello che è l’obiettivo finale senza farsi condizionare troppo ma è innegabile che il problema spesso esiste per cui sono convinto che vada fatto un ragionamento con se stessi per stabilire se e fino a che punto si sia in grado di gestire situazioni simili.
Precampionato
La prima settimana di lavoro è solitamente conforme a quella prestabilita ma è frequente l’esigenza di dover attualizzare le settimane successive in base ad una serie di criteri come:
- la presenza o meno di infortunati,
- il grado di metabolizzazione del lavoro fisico fatto precedentemente o di assimilazione dei concetti tecnici,
- l’esigenza di accelerare/decelerare a seconda delle risposte date dal campo,
- la necessità di individualizzare i lavori di alcuni giocatori troppo indietro e troppo avanti.
Campionato
Inizia la fase più tattica.
Lo scouting degli avversari e la preparazione delle partite rappresentano una parte fondamentale e spesso decisiva del lavoro di staff.
Credo che il basket sia molto cambiato rispetto a un decennio fa o più.
Prima era frequente incontrare squadre capaci di fare scelte difensive diverse sulle stesse situazioni a seconda del giocatore, del lato di campo e di altri parametri di volta in volta analizzati.
Oggi questo è impossibile per l’eterogeneità anagrafica dei giocatori che compongono la squadra e per il processo di crescita tecnico-tattica degli stessi.
Credo sia molto più efficace avere poche regole, precise e facilmente metabolizzabili.
Di partita in partita si faranno piccoli adattamenti senza mai uscire dalle regole.
Sulla base di questo concetto va impostato il lavoro di scouting e di valutazione delle scelte con gli assistenti ed il preparatore
In queste due fasi, PRECAMPIONATO e CAMPIONATO, il lavoro di staff si sviluppa in tre momenti differenti:
- FUORI DAL CAMPO
- IN CAMPO
- IN PARTITA
Fuori dal campo
Scouting prossimi avversari
L’assistente addetto deve visionare almeno due gare dei prossimi avversari e produrre un report video che mi piace avere a disposizione subito dopo la partita precedente.
(Durante la settimana va scremato e mostrato alla squadra nella forma più breve e impattante possibile).
Deve contenere tutti gli attacchi usati in transizione e metà campo (da questi si estrapoleranno i 4/5 più usati su cui si lavorerà durante la settimana), le scelte difensive della squadra analizzata e le caratteristiche dei giocatori.
Scouting propria partita
A volte, se le circostanze lo richiedono, è opportuno produrre un video su se stessi.
Personalmente reputo che questo non vada fatto sistematicamente ma solo se c’è da enfatizzare qualche aspetto estremamente importante sia in negativo per correggere che in positivo per rafforzare la fiducia in qualcuno o qualcosa.
Programmazione
Con lo staff vanno valutate e decise le scelte tecnico-tattiche e programmata la settimana di lavoro.
Di giorno in giorno vanno preparati i piani di allenamento.
Infine, sulla base delle scelte tattiche e delle relative verifiche sul campo, si appronta il piano di partita definitivo.
IN CAMPO
Allenamenti
Gli assistenti devono conoscere a fondo il piano di allenamento e condurne parte a seconda delle capacità di ognuno.
Entrambi gli assistenti sulle 2 metà campo ed il primo assistente sul lavoro a tutto campo.
Il preparatore fisico avrà il proprio spazio in fase di attivazione e in eventuali lavori differenziati.
E’ ovvio che la profondità degli interventi degli assistenti dipenderà dalle capacità ed esperienza degli stessi.
Questo sia negli allenamenti di squadra che negli individuali e in quelli a gruppi per ruolo.
Se si hanno assistenti all’altezza si può anche assegnar loro la preparazione e lo sviluppo di una singola tematica tattica durante il corso dell’intero anno.
IN PARTITA
Riscaldamento
Lo conduce il preparatore o solo un assistente, sempre lo stesso.
Partita
Chiedo agli assistenti di parlarmi costantemente comunicando osservazioni e idee.
La stessa cosa dovrà fare il preparatore relativamente alla sfera fisica e alla fatica che “vede sulla faccia dei giocatori”.
Si può anche assegnare ad ogni assistente il compito di guardare l’attacco o la difesa e, contestualmente, la redditività dei nostri attacchi e quella degli avversari.
Time out/Intervalli
Indicativamente:
- i primi 20” per parlare con gli assistenti ed i restanti 40” per comunicare con la squadra nei time out;
- 40” circa con gli assistenti e il resto con la squadra durante gli intervalli tra quarti;
- alla fine dei primi 20’ di gara ci si può dilungare un po’ di più ma non tanto da bloccare troppo la squadra in spogliatoio.
Ribadisco di essere assolutamente conscio che non in molte realtà è davvero possibile creare uno staff totalmente in grado di rendere pratiche le idee che ho esposto.
Io stesso, pur avendo avuto la fortuna di collaborare spesso con assistenti e preparatori di buon livello, non ho sempre avuto la possibilità di lavorare con uno staff completo.
Lapalissianamente concludo,