Come per il pensiero anche per il movimento si può parlare di “movimento convergente” e di “movimento divergente” perché l’atto motorio è un evento cognitivo.
Il movimento divergente
E’ il movimento che non deriva da una precisa ripartizione temporale esterna:…
- uno spezzettamento in esercizi cadenzati in due, quattro e otto tempi;
- una successione precisa di azioni divise da eseguire a ritmi regolari con un esperto da imitare a specchio;
- è un movimento libero, spontaneo, nel quale la motricità non perde mai la sua originalità e la sua spinta emotiva.
Fa emergere il nostro potenziale creativo e favorisce l’integrazione armoniosa con se stessi e la relazione con gli altri.
Per movimento divergente intendo indicare un movimento che implica fluidità, flessibilità e originalità, mantenendosi quando più possibile naturale ed elastico.
Il movimento convergente
Il “movimento convergente”, invece, è caratterizzato dalla riproduzione di prassi e meccanismi motori precedentemente acquisiti e dell’adattamento, più o meno meccanico, di queste a nuove situazioni.
Come per il pensiero così pure per il movimento è bene che si esplorino dei circuiti nuovi, allontanandosi da quelli noti in modo che ci sia la completa realizzazione delle possibilità espressive dell’individuo.
Dico volutamente possibilità e non potenzialità:
perché la potenzialità mi ricorda un rapporto di forza, di produttività, di legame, di mancanza di libertà.
Differenze tra movimento divergente e convergente
Il movimento divergente è un processo flessibile, è una personale modalità di interazione dell’interno con l’esterno, le parole che si associano ad esso sono:
- elasticità;
- scioltezza;
- leggerezza;
- curiosità;
- novità;
- la chiave della sua messa in moto è la creatività.
E’ un viaggio verso l’ignoto, un ignoto che però è più vicino di quanto si possa pensare, ci appartiene, sta dentro ognuno di noi.
Il movimento convergente è un processo schematico e le parole che si associano ad esso sono:
- rigidità
- pesantezza
- indifferenza
- ripetizione
- la chiave della sua messa in moto è l’automatismo.
Ogni forma di educazione motoria ha la sua importanza.
Con i movimenti convergenti si arriva a padroneggiare precise azioni tecniche che sono poi applicabili alle discipline sportive, basti pensare ai fondamentali.
Con i movimenti divergenti si stimola l’aspetto creativo proprio di ogni persona permettendo così una più consapevole ed attiva integrazione del corpo con la mente e le emozioni, obiettivo principale della didattica enattiva.
Lasciare il corpo libero di esplorare tutte le possibilità del movimento, di trovare attraverso spontanee prove ed errori l’adattamento migliore, l’aggiustamento globale adeguato, è necessario.
Questo permette ai bambini di esplorare strade che nessuno prima aveva tracciato e di progredire:
- a livello cognitivo (flessibilità e creatività del pensiero)
- a livello motorio (movimenti nuovi e coordinati).
La libera esplorazione è una risposta del proprio corpo agli stimoli dell’ambiente.
Si sperimenta il modo in cui gli oggetti entrano in rapporto tra loro e già in questa fase si ha subito creatività perché ognuno vede e sperimenta le relazioni in modo diverso ed originale rispetto ad un altro:
Con i bambini bisogna sollecitare soprattutto situazioni di libera esplorazione inserendo il lavoro percettivo nei tempi giusti e con modalità ludiche.
Come agevolare il movimento divergente
MOVIMENTO CONVERGENTE | MOVIMENTO DIVERGENTE |
E’ meccanico, con tempi cadenzati e formule fisse | E’ spontaneo, non è riducibile a tempi e a formule |
Implica una successione precisa di azioni a ritmi regolari | Implica una successione libera di azioni a ritmi diversi |
E’ organizzato, razionale, schematico | E’ naturale, emotivo, autentico |
Permette di padroneggiare le azioni tecniche | Permette di esplorare la creatività |
Il mondo interno è separato dal mondo esterno | Il mondo interno è unito al mondo esterno |
La formazione di un clima che favorisca la massima naturalezza e il contatto con la creatività, in cui poter essere se stessi senza obblighi, è il modo giusto per agevolare il movimento divergente.
Il movimento divergente può essere pensato come il Nastro di Möbius, che ha una sola faccia senza un lato superiore ed uno inferiore, senza una demarcazione tra interno ed esterno.
Il movimento convergente, invece, ha il tipo di superficie che siamo abituati a vedere, quella con due facce staccate, una davanti e l’altra dietro, per cui è possibile percorrerne una senza mai raggiungere l’altra se non attraversando il bordo che le unisce.
Conclusione
Il movimento divergente ha un’unica faccia e non ha bordi né punti di separazione, il dentro e il fuori sono sempre collegati.