Riprendiamo la nostra attività di divulgazione dopo la pausa esitva ricordando…
…con tutto il nostro affetto un amico prima di tutto ed un professionista di alto livello poi.
Purtroppo uno dei nostri autori non è più con noi.
Davide era molto conosciuto nel mondo sportivo per i suoi trascorsi.
Nel mondo della pallavolo aveva collaborato con diversi club.
Docente di scuola superiore, laureato in scienze motorie, preparatore atletico e prima ancora giocatore di pallavolo.
Davide Antoniella aveva talmente amato lo sport da farlo diventare il suo lavoro.
Aveva esportato le sue grandi conoscenze e capacità anche nel calcio con le sue esperienze nel Venezia di Spalletti, con il quale era ancora in contatto ed il Padova.
Prima parte (esercizi di libera esplorazione del n. 1 al . n. 25)
Gli esercizi di libera esplorazione motoria, di seguito elencati, non servono a dare delle risposte, perché ogni soluzione irrigidisce il movimento divergente.
Sono solo delle proposte che…
…invitano a vedere il proprio corpo in movimento come il pennello di un artista.
Sono pensati per spingere i ragazzi ad ascoltare l’energia dei propri impulsi spontanei profondi in modo da articolarli in movimenti espressivi, visibili e organizzati.
1. L’accoglienza
In circolo, ognuno si predispone ad accogliere i compagni, per recuperare l’ascolto profondo del proprio corpo e dei propri movimenti.
Divaricare le gambe in modo da sostenere in modo equilibrato il corpo, con le mani lungo i fianchi e le palme rivolte all’interno, verso le gambe.
Al via tutti sollevano le braccia staccandole lentamente dal corpo, mani aperte, con le palme girate in su, il movimento si può concludere portando le braccia al petto incrociate nella posizione di abbraccio.
Questo gesto dell’accoglienza inizia il nostro lavoro di ricerca sostenendo una relazione serena e positiva. Ognuno è come se dicesse:
2. Un saluto in movimento
In circolo, ognuno si presenta dicendo il suo nome e poi eseguendo un movimento libero.
I compagni ripetono il suo nome ed il suo movimento.
Dire il proprio nome è la prima cosa che ci mette in relazione con gli altri, dopo possiamo essere identificati e chiamati.
Inoltre ripetere in gruppo un qualsiasi movimento eseguito da un compagno implica accettazione e condivisione della libertà di espressione.
3. La presentazione
In circolo, sulla musica, un ragazzo alla volta va al centro, ed esegue dei movimenti che gli altri ripetono dal loro posto.
L’animatore deve favorire lo spostamento al centro di tutti i ragazzi.
Le musiche possono cambiare perché ritmi diversi determinano differenti movimenti.
Conoscere attentamente l’area motoria, camminare liberamente nello spazio osservando tutto e poi scegliersi il proprio posto.
Camminare ascoltando il ritmo della propria camminata e il respiro ad essa abbinato senza avere fretta.
E’ importante imparare ad occupare lo spazio rispettando quello dell’altro (se allargando le braccia si urta un compagno bisogna trovare un altro spazio).
Nello spazio si potrà riconoscere:
6. Il monologo motorio
Ogni ragazzo deve raccontarsi per due minuti attraverso il movimento.
Questa è una fantastica esperienza di corpo sentito per l’espressione di sensazioni, stati d’animo, azioni e situazioni.
7. Il volto dei colori.
I ragazzi devono associare i movimenti ai colori che, a mano a mano, vengono mostrati.
Alcuni tipi di luce possono:
8. L’imitazione
Ciascuno cammina liberamente nello spazio ed imita prima immagini proposte dall’animatore (ad esempio il volo di un aquilone) e poi oggetti reali o fantastici creati liberamente.
9. I due mondi
Si divide lo spazio motorio in due metà, in una si cammina come se si fosse nel mondo reale, nell’altra nel mondo fantastico.
Fra i due mondi c’è una linea di confine in cui ogni ragazzo può fermarsi a pensare prima di passare da un mondo all’altro.
Dopo aver sperimentato il proprio corpo nei due mondi i ragazzi, al via dell’animatore, decidono in quale mondo vivere.
Dopo questo esercizio si passa alla fase di verbalizzazione in cui si chiede ai ragazzi:
10. Il confine
Ci si dispone di fronte ad un filo teso (se non c’è la rete di pallavolo).
Ogni ragazzo, oltrepassando il filo, approda nel mondo della fantasia motoria e lì può muoversi come vuole.
Ritornato al suo posto deve cercare di convincere i suoi amici a passare dall’altra parte.
11. Lo spazio dell’inventore.
Si divide lo spazio in due metà, in una si posizionano gli inventori dei movimenti, nell’altra gli osservatori.
Al via dell’animatore gli inventori creeranno nuove azioni libere e gli osservatori sceglieranno quelle più coinvolgenti.
Si chiede, nella fase di verbalizzazione, la motivazione della scelta.
Nella seconda fase si invertiranno le posizioni degli inventori e degli osservatori.
12. Il dialogo con il corpo
Ci si divide a coppie e ci si tiene per mano.
Un ragazzo compie un movimento e poi lo passa all’altro che lo ripete facendone a sua volta un altro che poi ripassa al compagno:
la comunicazione passa attraverso il contatto corporeo.
Quando due persone si incontrano e dialogano con il proprio corpo imparano ad ascoltare i reciproci movimenti.
E’ importante, attraverso l’osservazione, impadronirsi dei movimenti dell’altro per imparare ad ascoltarlo.
In una fase successiva si osserverà prima il movimento del compago e poi lo si ripeterà, però trasformandosi in uno specchio deformato:
lo specchio che imbruttisce, che abbellisce, che caricaturizza, ecc…
Nella fase di verbalizzazione è importante verificare:
14. I condizionamenti
Giocare ad eseguire i movimenti normalmente assegnati dalla cultura e dai condizionamenti sociali, ai maschi ed alle femmine:
15. La sfida della tartaruga
Sentire le sensazioni dei movimenti eseguiti molto velocemente e molto lentamente.
Disporre i ragazzi sulla linea di partenza e farli sfidare in gare di corsa.
Nella prima vince chi corre più veloce e arriva primo.
Nella seconda chi corre più lento e arriva ultimo (bisogna comunque andare sempre avanti senza mai tornare indietro, chi si ferma è squalificato).
16. Entrare nella storia
Un ragazzo appena entra in un cerchio disposto a terra fa dei movimenti liberi immaginando di voler comunicare una storia.
Gli altri si avvicinano a lui e cercano di entrare nella sua storia continuandola.
Dopo questa esperienza si passa alla fase di verbalizzazione chiedendo al ragazzo che ha iniziato il movimento se il gruppo ha assecondato la sua storia o ne ha creato un’altra completamente diversa.
17. L’artista e il suo modello
I ragazzi si dispongono in coppie, uno è l’artista, l’altro il manichino.
L’artista fa compiere i più svariati movimenti al manichino muovendolo con le mani, poi si cambiano i ruoli.
Si prova gioia nel creare, nel modellare le parti del corpo, nel comporre.
Il gioco si allarga, poi, dividendo la classe in gruppi di quattro e organizzando una concorso per la definizione del miglior modello.
18. Il pezzo di argilla
Ci si divide a coppie disposte in due file parallele.
Una fila rappresenta i pezzi di argilla allo stato grezzo e l’altra i suoi modellatori.
Un pezzo alla volta di argilla viene modellato dagli “artisti”, poi le diverse composizioni vengono messe in relazione cercando dei punti un comune per creare il pezzo unico.
19. Muovere l’immobilità
Ognuno nello spazio esegue dei movimenti liberi.
Al battito delle mani dell’insegnante tutti devono restare immobili.
Il primo a cui viene l’idea di un nuovo movimento lo esegue, poi, al nuovo battito delle mani dell’insegnante, si ricomincia.
I movimenti del corpo, siano essi lenti o meccanici, veloci o sciolti:
20. Tale e quale
Quattro ragazzi di spalle al gruppo devono comporre un’immagine fotografica su un argomento (medioevo, pollaio, sanremo…) che di volta in volta viene richiesta da chi li osserva.
La fotografia viene organizzata prima singolarmente poi cercando, senza mai parlare, di formare un’immagine con lo “scatto” proposto dai compagni.
21. Le slides
Quattro ragazzi, due faranno le slides e due le presenteranno.
Il primo presentatore inizia ad argomentare su una tematica da lui scelta e al suo click mostra le slide.
I due ragazzi slides devono immediatamente formare l’immagine richiesta.
Il secondo presentatore sulla slide formata collega un altro argomento, diverso dal precedente, per poi rilanciare al primo presentatore la sua nuova slide.
22. La trasformazione
In circolo, ognuno compie un movimento libero.
L’insegnante chiede poi ad un ragazzo di eseguire il suo movimento al centro del cerchio in modo che tutti lo possano vedere.
Questo movimento viene poi passato ad un altro ragazzo che va al centro e deve trasformarlo.
E’ importante trasformare il movimento e non cambiarlo, quindi si deve ascoltare attentamente il movimento del compagno per inserirsi in esso cercando di modificarlo però nella continuità.
Andare al centro e cambiare totalmente un movimento proposto significa non aver osservato e sentito la proposta del compagno.
23. L’osservazione
In circolo, si mette al centro un qualsiasi oggetto.
Ognuno a turno si avvicina ad esso, lo osserva e con questo oggetto esegue un movimento immaginando che sia qualcosa.
Gli altri a turno fanno anche loro l’esercizio, ma non possono ripetere la stessa azione del compagno.
E’ interessante immaginare la diversa funzionalità degli oggetti, osservandoli, toccandoli.
24. L’oggetto misterioso
In circolo, si mette al centro del cerchio un oggetto.
Ognuno a turno lo fa diventare con l’aiuto del suo corpo qualcos’altro, ciò che vuole, poi si ferma come se volesse farsi una fotografia.
I compagni devono indovinare cosa è diventato l’oggetto.
Si potrà poi partire da due oggetti, completamente scollegati tra loro, chiedendo di metterli insieme con un senso.
25. La rappresentazione
In circolo, si mette un oggetto al centro del cerchio.
Ognuno, a turno, si relaziona con esso in movimento, ci gioca come vuole:
La seconda parte (dal n. 26 al n. 50) sarà proposta con la prossima uscita.
IN ITALIA A LIVELLO GIOVANILE SI PRATICA POCA ATTIVITA’ SPORTIVA E L’ABBANDONO AUMENTA
In Italia, a 18 anni, meno di 1 adolescente su 3 pratica qualche attività sportiva o fisica e i tassi di sedentarietà sono da record.
Il problema è…
…il cosiddetto “drop out” (abbandono precoce) che inizia già a 11 anni:
a 15 anni meno di un ragazzo su 2 pratica attività sportiva continuativa,
a 18 la pratica poco più di uno su 3 e i tassi di sedentarietà nel nostro Paese sono tripli rispetto a quelli delle altre nazioni europee.
Per non parlare della Scuola Primaria dove il movimento
Dopo la Scuola Primaria
Dopo la Scuola Primaria i ragazzi italiani cominciano ad allontanarsi dalla pratica sportiva continuativa e ingrossano le fila dei sedentari.
A maggior ragione da marzo 2020 con la pandemia, che ha fatto crollare il gioco, il movimento, l’E.F. e ha aumentato di fatto la sedentarietà con conseguente aumento di peso, noia e ……. è meglio rimanere nella “bolla” di casa” e giocare con:
lo smartphone
il telefonino
la TV
Lo spartiacque
E se finora l’età spartiacque era quella tra i 14 e i 15 anni, negli ultimi anni si è osservato che il trend negativo comincia già a 10- 11 anni.
Infatti tra il 2018 e il 2019 la quota di ragazzi/e praticanti un’attività sportiva in modo continuativo è diminuita nella fascia d’età 11-14 anni, passando dal 53% al 60,4%, percentuale che tra i 15 e i 17 anni diventa del 52,5% e si assesta al 40,7%, tra i 18 e i 19 anni:
una parabola discendente preoccupante con il crescere dell’età!
Non abbiamo i dati dal 2020, ma sicuramente la percentuale è aumentata di sicuro!
L’abbandono e la sedentarietà
Preoccupante non è solo l’abbandono della pratica sportiva in età preadolescenziale e adolescenziale, ma quello che è pericoloso è l’elevato numero di sedentari assoluti, di coloro che non praticano nessuno sport, né alcuna attività fisica e questo fenomeno riguarda soprattutto le ragazze, in una percentuale che va dal 28% (tra i 15 e 17 anni) al 36% (tra i 18 e i 19 anni).
Per non parlare dei bambini!
Le nuove tecnologie
I sociologi, gli psicologi, i pediatri non hanno dubbi sui colpevoli del divorzio tra adolescenti e sport: le nuove tecnologie!
Infatti i giovani d’oggi trascorrono dalle 3 alle 4 ore al giorno davanti a uno schermo TV, computer o smartphone che sia.
Ma questo non basta a spiegare perché il tasso di sedentarietà degli adolescenti italiani sia più che triplo rispetto a quello dei loro coetanei europei (24,6% contro 7% nella fascia di età 15-24 anni), che non sono da meno dei ragazzi italiani nell’uso di tecnologie digitali, né per abilità né per tempo trascorso.
Alcune indagini svolte a “random” tra i giovani adolescenti in alcune città italiane, hanno evidenziato due principali motivi di abbandono sportivo:
uno legato all’eccessivo impegno richiesto dallo studio (56,5%);
l’altro riconducibile alle modalità di svolgimento dell’attività fisica.
Perché?
Queste le risposte relative all’indagine svolta: perchè
“fare sport è venuto a noia” (65,4%);
“costa troppa fatica” (24,4%);
costa troppo in termini economici (32%);
“gli Istruttori e gli Allenatori sono troppo esigenti”
e non sanno insegnare (19,4%).
Cosa bisogna fare?
Per riavvicinare gli adolescenti all’attività fisica e sportiva, bisogna offrire loro nuovi stimoli.
L’agonismo esasperato dei giorni nostri, le aspettative e le pressioni eccessive dei genitori e degli Allenatori, rischiano di allontanare i giovani dallo sport.
Occorre valorizzare di più l’attività fisica anche non strutturata e la pratica sportiva non agonistica e questa è una sfida che deve coinvolgere anche le Società Sportive.
E partire anche dai bambini?
E riscoprire la Multilateralità e il “giocare a tutto” e poi scegliere?
La Scuola
Ma il ruolo centrale di questa valorizzazione spetta alla SCUOLA, soprattutto in quella secondaria inferiore e superiore.
L’Educazione Fisica è parte integrante dello sviluppo psicofisico degli adolescenti:
lo sanno bene Paesi come la Francia che dedicano a questa attività il 15% dell’orario complessivo scolastico, percentuale che scende al 7% per gli studenti italiani.
Circa un terzo dei Paesi europei sta lavorando oggi a riforme che riguardano l’Educazione Fisica con interventi di vario tipo volti ad aumentare l’orario minimo, diversificare l’offerta, promuovere la formazione di coloro che la insegnano.
Per non parlare della Scuola Primaria e della “non importanza” dell’E.F. nel contesto delle altre Educazioni!
E in Italia?
Due ore di E.F. (scusate Scienze Motorie!) nella Scuola Secondaria di 1° e di 2° grado, poco o niente di Educazione Fisica (così giustamente si chiama) nella Scuola Primaria, niente nella Scuola d’Infanzia.
Siamo davvero onorati di annunciare, ai tanti visitatori del nostro blog, che uno dei più stimati professori del mondo sportivo ci ha regalato la possibilità di pubblicare i suoi pensieri, riflessioni o osservazioni.
Oltre ad essere professore universitario nei corsi di laurea in Scienze motorie e scienze della formazione è collaboratore di diverse testate giornalistiche sportive e riviste specializzate di:
Il (solo) responsabile di questo blog . TrainingConcept.it
Ho scritto questa presentazione nel 2014, riproposta a tutti con la presentazione di questo spazio dopo 6 anni e ancora piuttosto attuale:..
scrivo un po’ per scherzo, un po’ per passione, un po’ per divertimento ma molto per dare e farmi dare una mano a chi lavora nel mondo dello sport o della scuola e ha a che fare con il fisico e con la salute di tante persone;
non sopporto quelli che “intorbidiscono l’acqua per farla sembrare profonda”;
ho una laurea in Scienze motorie, ma ciò che mi ha formato veramente, è stato lavorare sui campi con i tanti atleti in 30 anni di attività (atletica leggera, pallavolo, calcio, tennis e tanto nella pallacanestro);
abuso di internet dal 1995 (grazie a mio fratello), ma ammiro quelli che lo odiano per farli ricredere e capire che usato bene è una ricchezza da tenersi stretto;
sono stato proprietario di palestra, direttore di centri sportivi, proprietario di società di servizi per lo sport ed il turismo, animatore Valtur, allenatore/istruttore (atletica, pallavolo, pallacanestro) oltre che educatore;
sono insegnante di scienze motorie e attività per il sostegno e preparatore fisico;
odio dover leggere “le condizioni e la privacy” quando si sottoscrive un contratto perché è sempre scritto con un carattere piccolo e spesso illeggibile;
amo tutto ciò che ha a che fare con il mare;
ho pensato di far partire questo blog per svariati motivi più o meno seri.
Ecco una mia “bio” più istituzionale per i più curiosi.
Se sei alla ricerca di qualcuno con cui scambiare punti di vista, con cui riflettere su argomenti in tema con il blog, in maniera totalmente gratuita, scrivici pure.
Pasquale Iezza è: un organizzatore, ideatore, inventore, tutto ciò che si propone di fare diventa una possibilità.
È un dirigente scolastico per professione ma formatore nell’anima, la sua migliore abilità è riuscire ad instaurare intese molto positive con chi incrocia il suo percorso.
Si diverte a sperimentare nuovi giochisport le cui particolarità vengono esplicate in alcuni testi come ”Il Movimento divergente” edito dalla Aranblu editore.
Diplomato ISEF, laureato in Filosofia e formatore IRSSAE per insegnanti di educazione fisica, ha scritto:
“Salviamo la scuola” con Giuseppe Palumbo e Anna di Capua, Edizione Nuova Atlantis, Vibo Valentia;
“Trenobiografia“, cortoromanzo di intrattenimento, Robin editore.
Appassionato di sport, sarà un onore avere il suo contributo e approfittare della sua abilità nella scrittura per farci guidare nella realizzazione di giochi, movimenti, esercizi da proporre in palestra a tutti i livelli, in tutte le discipline e per tutte le età.
Queste le sue parole in una sua presentazione del libro “il movimento divergente”:
Nel mondo della scuola, scherzando ma non troppo, tra insegnanti, ricorre una battuta intorno agli allievi: noi li prendiamo vivaci, attivi, liberi, curiosi e creativi e man mano che vanno avanti, classe dopo classe, ce li ritroviamo smorti, passivi, condizionati, disinteressati e annoiati. Al di là della battuta, il pensiero ‘convergente’ finisce sempre per prendere il sopravvento con il risultato di mortificare l’entusiasmo dei giovani verso la scoperta, l’intuizione e l’elaborazione. Nel migliore dei casi si hanno allievi buoni e ottimi ripetitori di schemi e di modelli precostituiti. Lo stesso accade anche nelle attività ludiche e sportive che diventano così un eccellente campo di sperimentazione
l’ho conosciuto ad un convegno dove coprivo il ruolo di relatore. Sono bastati pochi scambi per capire la preparazione, la dedizione e la propensione verso il suo lavoro.
È co-fondatore del metodo “Balance Posture –strength” che, sicuramente, in uno dei suoi articoli, ci illustrerà.
Esperto in recupero funzionale e Riatletizzazione post – traumatica, sarà una figura importante per rendere il nostro spazio quanto più qualificato e permettere a ognuno di migliorare nel proprio ruolo lavorativo.